Avezzano. Restano gravi le condizioni di Rosa Seritti, 38 anni, di Avezzano, travolta insieme alla figlioletta, Susanna Ciccarelli, di 12 anni, mentre attraversavano la strada statale 17 nei pressi della frazione di San Gregorio, all’Aquila. La mamma stava accompagnando la bambina alla casa famiglia delle suore dove soggiornava la piccola. La donna è stata sottoposta a un intervento chirurgico al San Salvatore dell’Aquila e le sue condizioni restano gravi. Il padre della piccola vittima, anche lui di Avezzano, è Maurizio Ciccarelli, residente a Borgo Angizia.
Ora la sezione di polizia stradale dell’Aquila ha denunciato per omicidio colposo R.P., 76 anni, geometra dell’Anas in pensione.
L’uomo domenica pomeriggio intorno alle 16.20 lungo la statale 17 ha ucciso Susanna Ciccarelli, 12 anni, e ferito gravemente la madre, Rosa Seritti, 38 anni, entrambe di Avezzano, investendole alla guida della propria auto mentre attraversavano la strada per raggiungere la casa famiglia ‘Maria Ferrari’ delle suore Zelatrici nella frazione di San Gregorio.
L’inchiesta giudiziaria è affidata al pubblico ministero David Mancini. Secondo quanto si è appreso, l’investitore, assistito dal legale aquilano Antonio Valentini, ha trascorso l’intera giornata in casa ed è ancora sotto choc. Continuano le polemiche per la decisione dell’arbitro di non sospendere la per problemi di ordine pubblico la partita di calcio della categoria dilettanti che era in corso a pochi metri dalla tragedia. Massimiliano Pieri, vicepresidente del San Gregorio Calcio, una delle squadre di formazione dilettantistica dell’Aquila che stava giocando, in una lettera al presidente della Federazione italiana gioco calcio (Figc), Carlo Tavecchio, e al presidente della Regione Luciano D’Alfonso afferma che “la gara che si stava svolgendo nelle immediate vicinanze andava fermata. Una bambina perde la vita, sua mamma ferita gravemente a pochi metri dal campo di calcio, un silenzio rotto dalle lacrime delle suore e dalla commozione dei tanti presenti. Una scena straziante”, aggiunge, “eppure lì a pochi metri la partita di calcio andava avanti e dal luogo dell’incidente si ascoltavano distintamente i rumori, le grida e le gioie di una partita di calcio. Come dirigente accompagnatore”, continua nella lettera, “avrei dovuto ritirare la squadra. Sicuramente avrei dovuto. Mi sono precipitato lì dove era avvenuto l’incidente, ho visto il dramma di una mamma ferita che aveva perso la sua bambina e non ho avuto la lucidità per prendere la decisione giusta”. La sospensione non ci sarebbe stata per problemi di ordine pubblico: meglio finire l’incontro con il pubblico nello stadio piuttosto che farlo uscire a “invadere” il luogo dell’incidente.