Pescara. A seguito della sentenza del TAR Pescara, che ha ordinato al Mic l’esibizione delle analisi diffrattometriche XRF relative al Guerriero di Capestrano, alla Dama di Capestrano e alle stele italiche, il regista Alessio Consorte comunica che la documentazione fornita dalla Soprintendenza non corrisponde a quella di cui il TAR Pescara ha ordinato l’esibizione.
“I dati XRF inviati non risultano protocollati ufficialmente negli archivi della Soprintendenza e per espressa ammissione dello stesso Soprintendente risultano inviati da un ex funzionario oggi in quiescenza e risalgono a venti anni fa, quando furono condotti dal CNR – Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati e l’azienda ASSING S.p.A.”, scrive Consorte, supportato dall’avvocato Luca Presutti, “queste analisi preliminari, eseguite per testare lo strumento XRF (innovativo per quei tempi), non sono aggiornate né in grado a garantire l’autenticità del Guerriero di Capestrano. Al contrario le analisi mostrano la presenza di elementi chimici di particolare criticità come Scandio, Rubidio, Titanio e Rame, non compatibili con policromie del VI secolo a.C.”.
“Inoltre, l’elevata presenza di Stronzio suggerisce che il bianco sulle statue potrebbe essere una base di gesso, la cui presenza appare del tutto improbabile per un manufatto rimasto sottoterra per 2300 anni.
Le indagini non rilevano segni tipici di degrado del tempo come Zolfo e Cloruro dovuti all’esposizione della statua ad agenti atmosferici.
In definitiva delle analisi XRF sulle quali la DRM fondava l’Autenticità del Guerriero non esiste alcuna traccia”.