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“Gli strateghi e consiglieri del candidato sindaco Genovesi, dopo aver verificato l’inefficacia della carta delle alleanze e dei programmi, – continua – cercano almeno di poter dire che dall’altra parte c’è la sinistra. Il problema è che questa tesi appare risibile per una serie di ragioni. La prima è che, nella coalizione civica di Gianni Di Pangrazio, hanno trovato spazio gran parte delle migliori forze del centrodestra cittadino. Essi costituiscono, insieme a persone provenienti da altre estrazioni politiche e culturali, un’offerta politica credibile, autorevole e libera. La seconda è che l’ipotesi del leghista duro e puro, contrapposto al sindaco di sinistra, fa sorridere tutti coloro che ricordano proprio Genovesi al fianco di Gianni Di Pangrazio solo tre anni fa, nel ballottaggio. E allora, delle due l’una. O tre anni fa, Genovesi, era meno leghista. O Di Pangrazio non era e non è etichettabbile nel semplicistico schema in cui vorrebbero relegarlo per catturare i consensi di coloro che votano solo la bandiera”.
“Alziamo – conclude Chiantini – il livello del dibattito. Perché i consensi dei partiti fluttuano, un sindaco deve invece assicurare una guida stabile e certa. Parafrasando Benedetto Croce: La critica è un fucile molto bello, ma deve sparare raramente. A buon intenditore poche parole”.