Avezzano. Gli portano via la toga sotto il naso, proprio durante il processo, e alla fine è costretto a denunciare l’accaduto al giudice e a fare l’udienza con i propri abiti. E’ accaduto al Tribunale di Avezzano in occasione di un processo penale per tentato omicidio riguardante un incidente stradale. Il furto è avvenuto nel corso delle diverse udienze ma è stato scoperto nel momento in cui era il turno dell’avvocato. Si tratta di Luigi Morgillo, del foro di Isernia, arrivato in trasferta ad Avezzano per difendere il proprio assistito. Prima di cominciare i legali delle parti si sono avvicinati per prendere posto. La stessa cosa ha fatto l’avvocato E’ andato alla sedia dove aveva posato borsa e toga, ma si è accorto che mancava qualcosa. Ha cercato in giro e alla fine ha dovuto accettare l’evidenza: la toga era stata rubata. Anche gli altri legali si sono avvicinati e insieme hanno iniziato a cercare, senza nessun risultato. A quel punto è entrato il giudice del tribunale di Avezzano, Stefano Venturini a cui l’avvocato molisano ha raccontato quello che era accaduto, proprio dopo l’apertura della seduta. Il giudice ha quindi preso atto e ha fatto verbalizzare la denuncia dell’avvocato visto che era diventata, oramai, una notizia di reato. Così i lavori sono proseguiti e alla fine il processo è stato rinviato e l’udienza è stata aggiornata. Anche se l’obbligo di indossare la toga nelle udienze dibattimentali è previsto dal Regio decreto del lontano 1927 che è tutt’ora in vigore, il legale ha dovuto necessariamente partecipare ai lavori con abiti casual, a causa di forza maggiore.
Oltre che per il valore economico della toga, che può arrivare a costare anche cinquecento euro, il rammarico dell’avvocato è quello di aver perduto ciò che rappresenta il simbolo esteriore dell’altissima funzione sociale, intellettuale e morale della categoria. “Esimio avvocato”, è sbottato su Facebook il legale, “per me dovresti essere solo radiato dall’albo. Vergognati! Mi hai rubato la toga, un regalo di mia madre di 98 anni. Mi vergogno che esistano colleghi come te. Il tuo posto”, conclude, “non è nelle aule dei Tribunali ma nei fondali dei Regi lagni”.