Avezzano. Un piatto in ceramica con la collegiata di San Bartolomeo per il vescovo emerito Santoro. Questo il regalo che il consiglio comunale di Avezzano ha conferito, oltre al grazie, da parte di tutti i presenti nella Sala consiliare di palazzo di città a Monsignor Pietro Santoro.
Oggi pomeriggio, infatti, il Comune ha aperto le porte al Vescovo emerito per il saluto ufficiale dell’amministrazione Di Pangrazio, grata al “pastore di anime” per i suoi 14 anni di governo episcopale alla guida della Diocesi.
Un saluto istituzionale, presieduto dal presidente del Consiglio Comunale, Fabrizio Ridolfi, volto a testimoniare affetto e gratitudine.
Prima del discorso di Santoro si sono alternati in aula i saluti dei consiglieri Tiziano Genovesi, Alfredo Chiantini, Lorenza Panei e Goffredo Taddei, che hanno voluto sottolineare e ringraziare Santoro per i 14 anni di lavoro nella Marsica. Un vescovo che è sempre stato al fianco dei cittadini, della sua comunità, con umiltà, rispetto e insegnamenti di vita.
Dal ricordo della messa con i lavoratori della Micron in crisi, nel 2012, dopo la comunicazione dei 700 esuberi, alla vicinanza, conforto e umiltà mostrata durante le tragedie che hanno colpito la città. Da lì il riferimento commosso a Valeria, Gianmarco, Gian Mauro e Tonino, i quattro angeli del Velino.
“Ricordatevi di me come un vescovo strano”, ha detto Santoro nel saluto in Comune, “vi ringrazio per le parole dette nei miei confronti che mi hanno commosso profondamente. Vorrei che mi ricordaste come un vescovo strano nell’umanità, nei comportamenti, nello stile. Strano in che senso? In senso di diverso, perché non mi sono chiuso dentro, sono stato in mezzo alla gente e ha cercato in questi 14 anni di rimettere in circolo l’espressione vescovo dei Marsi. Ho insistito molto su questo perchè la Marsica è una forza culturale, sociale e ambientale”.
“Ho amato la Marsica, l’ho amata tantissimo”, ha sottolineato, “vorrei che ciascuno di voi mi sentisse ancora una volta come un fratello: ho sempre cercato di vivere il mio episcopato in uno stile di fraternità che poi è la vera rivoluzione culturale di Gesù. Ho amato questo territorio con i suoi volti, con i suoi caratteri. Ho scelto Ovindoli perchè geograficamente è l’ultimo paese della Marsica e poi io, uomo di mare, amo la montagna e interrogherò il silenzio”.