Avezzano. I potenti dell’antica Roma avevano capito benissimo che per distrarre il popolo dai problemi reali e per aumentare il loro consenso , dovevano dosare correttamente “panem et circenses”, ovvero pane e spettacoli del circo. A Roma si festeggiava circa un giorno su due, e non vi era ricorrenza religiosa che non fosse accompagnata dai popolarissimi combattimenti. Gli spettacoli pian piano divennero delle vere e proprie ricostruzioni storiche di fatti salienti o legate ai miti dell’epoca dove i condannati a morte, erano chiamati a combattere, per avere salva la vita.
Se pensiamo a quei combattimenti, soprattutto quelli rappresentati nei celebri kolossal Hollywoodiani, torna subito alla mente la famosa frase “Ave caesar, morituri te salutant”, motto con il quale i gladiatori sfilavano davanti all’imperatore, salutandolo prima di morire. In realtà sembra che questa frase non sia mai stata pronunciata se non in un’occasione e non era rivolta a Cesare bensì a Claudio: fu nel 52 d.C. durante l’inaugurazione del prosciugamento del lago Fucino. La frase è riportata da Svetonio e non esistono altre testimonianze scritte sul suo utilizzo, se non quella. In quell’anno, infatti, Claudio organizzò il più grande spettacolo gladiatorio della storia. Una naumachia cui parteciparono circa 19.000 persone tra ladri, briganti e assassini rastrellati da tutte le prigioni dell’impero romano. L’imperatore li fece combattere su una cinquantina di vascelli fatti costruire appositamente e disposti in due flotte: Rodiani contro Siciliani, armati di tutto punto, sotto l’occhio vigile di altrettanti soldati romani che ne impedivano la fuga e vigilavano sulla sicurezza dell’intero evento. I vincitori, come da usanza, avrebbero avuto salva la vita. Uno squillo di tromba, proveniente da un enorme tritone d’argento fatto uscire dal centro del lago con un ingegnoso meccanismo, diede inizio alla storica battaglia. Secondo le cronache dell’epoca tutta Roma si recò sulle rive del lago per assistere a quello spettacolo così cruento, che alla fine della rappresentazione le acque del lago si colorarono completamente di rosso a causa della quantità di sangue versato.
Per organizzare questi spettacoli così grandiosi, alcune volte venne persino deviato il corso del Tevere per allagare il Circo Massimo, ma quella sul Fucino, con il suo palcoscenico naturale di dimensioni titaniche, è rimasta per sempre come la più grande naumachia della storia e quella che rese celebre quel motto, ormai famoso in tutto il mondo “Ave caesar, morituri te salutant”.
Francesco Proia
(autore del romanzo “Polvere di Lago”)