L’Aquila. I consiglieri di Fratelli d’Italia della Provincia dell’Aquila, Gianluca Alfonsi e Vincenzo Calvisi in merito alla paventata delocalizzazione dell’Autostazione per i mezzi adibiti alle linee di trasporto pubblico interregionali, nazionali e internazionali dal nodo di Roma Tiburtina a quello di Anagnina, hanno accolto favorevolmente la notizia dell’assessore alla Città in Movimento di Roma Capitale,Pietro Calabrese, che in una nota ha “ampiamente ribadito che le linee private extraregionali di trasporto su gomma provenienti da est e centro Italia rimarranno a Tiburtina”.
In ogni caso i due consiglieri hanno chiesto al Presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso, di convocare un tavolo con il Presidente della Giunta della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, la Provincia dell’Aquila e il Sindaco di Roma, Virginia Raggi, per superare definitivamente il rischio della delocalizzazione, appello motivato da un’esigenza di connessione e interconnessione del trasporto civile su strada che, da sempre, svolge una funzione strategica ineliminabile per lo sviluppo economico e sociale dell’Abruzzo.
I consiglieri Gianluca Alfonsi e Vincenzo Calvisi, fanno rilevare, come già recato in una mozione approvata dal consiglio provinciale nel 2018 su loro proposta, che la localizzazione presso la stazione Anagnina comporta un difficilissimo collegamento con l’Autostrada A1 e A25, escludendo la funzione di velocizzazione introdotta dalla bretella autostradale e dalle complanari, costruite anche con il contributo degli utenti abruzzesi, attraverso il prelievo dalle tariffe autostradali, che sono le “più costose d’Italia”.
Inoltre il collegamento con il centro della città di Roma effettuato con i mezzi di trasporto urbani dalla stazione Anagnina è incomparabilmente più difficoltoso rispetto a quello attuale dalla stazione Tiburtina e che, tale complicazione, comprometterebbe le condizioni di lavoro, studio e attività di tutti gli utenti.
Questo atto rassicurerebbe migliaia di cittadini Abruzzesi che quotidianamente si recano a Roma e che tornano nelle città di origine, evitando lo spopolamento delle aree interne, un gesto che significa sacrificio e affetto per la terra natia.