Avezzano. La presenza dei cinghiali in Abruzzo continua a rappresentare un fattore di rischio per l’uomo e le colture agricole. Nel periodo 2015-2021 in Italia si contano un milione e mezzo di esemplari di cinghiale e gli abbattimenti sono stati circa 300.000 all’anno (di cui 257.000 in caccia ordinaria e 42.000 in interventi di controllo faunistico). Ingenti i danni all’agricoltura e tra le regioni più colpite c’è l’Abruzzo per un totale di circa 18 milioni di euro nel periodo considerato.
Sono i numeri emersi lo scorso 13 gennaio a Viterbo in occasione del convegno su “Fauna selvatica e territori: conoscere per gestire”, organizzato dalla Confagricoltura in collaborazione con l’Ente Produttori di Selvaggina (EPS).
“Serve una urgente strategia di intervento su scala nazionale”, ha commentato Nicola Sichetti, Presidente Cia Abruzzo, “Abbiamo più volte sollecitato la Regione per risolvere il problema dei danni senza alcuna risposta. Siamo fortemente preoccupati: nel 2022 con la siccità la situazione è precipitata e molte aziende sono al collasso. Come Confederazione non possiamo assistere inermi ad una tale emergenza e per questo i nostri uffici hanno analizzato attentamente tutti i documenti inerenti la gestione dei cinghiali per comprendere quali siano le criticità che hanno portato a questo stato di fatto”.
La Cia sottolinea come il nuovo Piano faunistico venatorio regionale approvato nel 2020, dopo 25 anni, individua con esattezza le aree dove la presenza del cinghiale non è compatibile con le attività umane e su queste in particolare vanno presi dei provvedimenti urgenti. In Provincia di Chieti, ad esempio, nel 2021, i danni arrecati alle colture agricole dal cinghiale ammontavano a € 1.252.240,00, nel 2014 prima dell’entrata in vigore del regolamento regionale sugli ungulati i danni ammontavano a € 400.000,00 (dati piano di controllo della regione Abruzzo).
“E’ chiaro che qualcosa non funziona”, continua Sichetti, “ La Cia Abruzzo ha già individuato le principali criticità e se non si provvede nell’immediato ad una modifica delle leggi e regolamenti regionali che regolano l’attività venatoria e il risarcimento dei danni, non escludiamo manifestazioni di piazza chiamando a raccolta tutto il mondo agricolo”.