Avezzano. Un’aula dell’Università di Avezzano dedicata a Chiara Ambrosi, il vescovo Massaro: ha affrontato la malattia con un sorriso che non l’ha mai abbandonata.
E’ avvenuta ieri mattina, nella sede distaccata di Avezzano dell’Università degli Studi di Teramo, la cerimonia di intitolazione dell’Aula 2 a Chiara Ambrosi, giovane studentessa scomparsa prematuramente a soli 27 anni, dopo una lunga e difficile malattia affrontata con coraggio, dignità e una forza straordinaria. E’ intervenuto anche il Vescovo Giovanni che ha offerto una breve riflessione sul valore della memoria e della speranza.
“Non ho avuto il dono di conoscere personalmente Chiara, ma in tanti mi hanno parlato di lei, della sua sensibilità, della sua capacità di affrontare la malattia con un sorriso che non l’ha mai abbandonata, della sua intelligenza, del suo passato in Azione Cattolica e del suo impegno in parrocchia come educatrice e oggi ascoltando oggi le testimonianze di chi l’ha amata, studiando il segno che ha lasciato, vedendo il volto che le viene restituito da questa iniziativa posso dire che la sua presenza è viva, e continua a parlare a questa comunità”. Ha detto il vescovo dei Marsi, Sua Eccellenza Giovanni Massaro.
“Dare il nome di Chiara a un’aula universitaria è più che un gesto commemorativo: è un atto di fiducia nella memoria come luogo fecondo, come spazio generativo. Da oggi, questa aula non sarà solo un ambiente di studio, ma un luogo che racconta una storia, che custodisce dei valori, che continua a ispirare. Sarà un’aula che parla di impegno, di coraggio, di tenacia, ma anche di amore per la vita e per il sapere. E questo è un messaggio potente per tutti coloro che varcheranno quella soglia nei prossimi anni.
Ringrazio di cuore l’associazione “Universitari in Movimento” per aver promosso questa iniziativa, la famiglia di Chiara per il sostegno e la generosità con cui continua a condividere il ricordo della propria figlia, l’Università degli Studi di Teramo e il Comune di Avezzano per aver dato forma istituzionale a questo gesto di affetto e memoria. Sì, perché questa è una manifestazione concreta di un amore che non si arrende, un amore capace di attraversare la morte, e in qualche modo di sconfiggerla.
Quando una comunità si stringe attorno al ricordo di una sua giovane vita e la trasforma in seme per il futuro, allora lì si manifesta qualcosa di profondamente umano e spirituale. E come Vescovo, non posso che benedire e sostenere gesti come questo, che parlano il linguaggio della speranza e dell’amore.
Che questa aula sia dunque un faro acceso nel cuore dell’Università e della nostra comunità. Che in essa tanti giovani possano trovare ispirazione, motivazione e forza, anche attraverso l’esempio silenzioso ma eloquente di Chiara”.