Avezzano. Auguri di Natale in Comune: targa ai dipendenti andati in pensione.
Un Natale da istituzione: Avezzano ringrazia chi ha servito la città. Tradizionale scambio degli auguri in municipio con sala strapiena e attestato di ringraziamento ai dipendenti andati in pensione.
Di Pangrazio “Solo con l’orgoglio si fa bene questo lavoro” . La foto è una di quelle che non hanno bisogno di didascalia. Una sala consiliare strapiena che raccoglie l’abbraccio simbolico di una comunità che si guarda allo specchio prima di chiudere l’anno.
In primo piano ci sono loro: i dipendenti comunali andati in pensione. Tengono tra le mani pergamene incorniciate come si tengono le fotografie importanti, con due dita sotto e il pollice sopra, per non farle scivolare. Sono sorrisi che non hanno nulla di celebrativo. Dietro di loro, tanti amministratori e di fronte associazioni e cittadini.
Gli auguri di Natale del Comune di Avezzano, quest’anno, sono stati un esercizio collettivo di memoria attiva. Non solo amministratori e dipendenti, ma anche tanti esponenti del mondo associativo, un “noi” così numeroso rispetto ad altri anni da riempire una sala consiliare fino a farla sembrare più piccola.
Il riconoscimento ai dipendenti andati in pensione è stato il centro simbolico della mattinata. Il sindaco Giovanni Di Pangrazio – particolarmente emozionato nel vedere una partecipazione così significativa – lo ha detto senza giri di parole, elencando opere e progetti realizzati ma anche ribadendo la postura di chi è al servizio del pubblico:
«Questo lavoro o si fa con l’orgoglio di rappresentare una comunità, oppure è meglio non farlo».
E poi il grazie, che non è mai una formalità quando arriva alla fine dell’anno. Infine, lo sguardo avanti, che ad Avezzano è sempre anche uno spostamento fisico: «Dal prossimo anno, presumibilmente per marzo, saremo nella nuova casa comunale». Non un trasloco, ma un passaggio di fase. Essere istituzione anche nei muri, non solo nei gesti.
Tra il pubblico prende la parola Edoardo Federico Tudico, presidente della Pro Loco, uno che l’estate la misura in notti piene e piazze accese. È lui che, insieme a tanti volontari, organizza la Settimana Marsicana, la Notte prima degli esami, ed è lui a dirlo con una frase diretta:
«Estati come quelle degli ultimi tre anni non si vedevano da tantissimo tempo».
Tradotto: la città è tornata a stare fuori, a riconoscersi nello spazio pubblico, a non avere fretta di rientrare, a far venire persone da altre parti d’Abruzzo in Piazza Risorgimento.
Poi interviene il professor Ernesto Di Renzo, antropologo, direttore scientifico di Marsicaland. Parla “da cittadino di Avezzano, anzi da abitante di San Rocco”, specifica, come se la geografia emotiva contasse più dei titoli accademici. Ringrazia l’amministrazione per aver creduto nel progetto, ma soprattutto chiarisce il senso profondo di quella gratitudine:
«Dire grazie serve a rendere pubblico ciò che si è ricevuto». Marsicaland — dice — non è solo un investimento di futuro, è un risarcimento di passato. Un modo per trasformare le grandi interruzioni della storia locale — il prosciugamento del lago, il terremoto, il bombardamento — che hanno spezzato il senso del “noi”, in un nuovo inizio condiviso.
Racconta un’immagine che resta addosso: nel corteo storico, mentre passava il figurante che rappresentava Don Orione, una signora si è inginocchiata come in una processione. Non folklore, ma riconoscimento profondo. Poi le parole di apprezzamento per il primo cittadino:
«È un sindaco che conosce la città e costruisce il futuro insieme a noi», conclude, «lo ringrazio a nome dei cittadini del 2125, che vedranno Marsicaland come una tradizione antica che abbiamo creato oggi».
E allora la foto, a riguardarla bene, smette di essere una foto di Natale. Diventa un documento: persone diverse, storie che iniziano, un Comune che saluta chi ha custodito l’ordinario e ringrazia chi immagina progetti e iniziative per il futuro.








