Avezzano. Antenne sulle abitazioni: il comitato San Francesco scrive al sindaco Di Pangrazio. “A breve entrerà in funzione l’impianto per la telefonia mobile VODAFONE installato circa un mese fa, senza alcun preavviso per la popolazione e a tamburo battente (in soli due giorni…!) , sull’edificio situato in via Roma angolo via Collerotondo, in pieno centro abitato, nel cuore del popoloso quartiere dei Frati”, hanno spiegato dal comitato, “dunque, siamo di fronte all’ennesima installazione di un sito adibito alla trasmissione della telefonia mobile, all’ennesimo capitolo destinato inevitabilmente ad alimentare il triste fenomeno della “antenna selvaggia” (che investe ormai, a macchia d’olio, tutto il territorio nazionale), nella coscienza e nella consapevolezza che, purtroppo, non sarà di certo l’ultimo, volendo noi dare credito (magari potessimo essere smentiti con argomenti validi !) alle voci che già circolano in città su nuove allocazioni che nell’immediato futuro interesseranno il nostro già martoriato territorio. Ed allora è necessario e doveroso per noi membri del “Comitato di Quartiere San Francesco (cd. dei Frati)”, che da alcuni anni, come a Lei ben noto, è sorto proprio in questa zona della città con l’evidente scopo di fornire a tutti i residenti un mezzo di comunicazione diretta con coloro che la governano ed uno strumento di democrazia partecipata, attraverso il quale esercitare –quando necessario- un controllo trasparente sull’operato della amministrazione di turno, ….è doveroso, dicevamo, chiedersi e interrogarsi se nel caso di specie l’iter seguito dalla Compagnia telefonica Vodafone sia perfettamente conforme e rispondente alla normativa vigente, che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere posta a tutela della salute pubblica contro il pericolo derivante dall’inquinamento elettromagnetico. Ma, illustre concittadino, non vogliamo sentirci ripetere anche da Lei ciò che già sappiamo benissimo, e cioè che il legislatore consente e addirittura favorisce questa proliferazione smisurata di impianti, nel segno e nel nome di un progresso tecnologico che avanza silenziosamente ma inesorabilmente, al quale ormai tutti ci siamo purtroppo assuefatti, dimenticando o sottovalutando le pericolose conseguenze che da esso possono derivare a carico della nostra salute; non possiamo e non vogliamo essere, nell’era in cui viviamo, contro la tecnologia, ma riteniamo che essa non necessariamente debba essere piazzata sulle teste dei cittadini ! Allora, pur prendendo atto che la normativa in materia ormai da anni (a partire dal D.L. 198/2002 fatto approvare dall’allora ministro delle Telecumincazioni Maurizio Gasparri) ha introdotto norme sempre meno restrittive “….al fine di agevolare la liberalizzazione nel settore delle telecomunicazioni in un mercato concorrenziale…” (dunque nascondendo, senza peraltro riuscirvi completamente, gli enormi interessi economici sottesi al fenomeno dietro la maschera della necessità di accelerare la modernizzazione del paese), arrivando addirittura ad omettere di fissare precisi limiti di distanza dei ripetitori dalle case (salvo casi particolari: scuole, ospedali ecc) e a considerare tali strutture di importanza pari alle opere di urbanizzazione primaria (alla stregua di strade, fogne, illuminazione pubblica, ecc.), cioè di quelle opere da intendersi “indispensabili” per la vivibilità di un determinato abitato (e riteniamo che questa sia una vera e propria aberrazione), …….in un contesto di siffatto genere, allora, quali sono le proposte e le richieste che questo Comitato, a tutela degli interessi pubblici veramente preminenti ed essenziali (quale quello alla salute e alla difesa dell’ambiente), sente di poter e di dover avanzare a chi amministra la nostra città ? Ebbene, al di là della mera verifica concernente la regolarità e/o legittimità della pratica amministrativa che nel caso in questione ha portato alla installazione della antenna su via Roma, che di certo gli organi competenti hanno (o quantomeno avrebbero) il dovere, anzi l’obbligo, di avviare preventivamente e d’ufficio, di propria iniziativa, a prescindere da qualunque istanza e richiesta proveniente dagli sfortunati cittadini di turno, noi chiediamo con forza a questa amministrazione un duplice impegno, o meglio lo esigiamo: E’ in primo luogo necessario che il Comune proceda finalmente, senza ulteriori indugi ormai non più tollerabili, ad adottare un Piano di Localizzazione degli impianti di trasmissione della telefonia mobile, secondo i criteri dettati in materia dalla Regione Abruzzo, cui spetta appunto il compito di disciplinare l’uso del territorio, pur senza impedire od ostacolare ingiustificatamente l’insediamento degli impianti stessi. Secondo quanto previsto e disciplinato nell’art. 11, comma 1, Legge Regione Abruzzo n. 45/2004 (così come modificato ed integrato dall’art. 4 L.R. n. 11/2005) è il Comune che deve predisporre, in sede di P.R.G. o in sede di variante allo strumento urbanistico, un apposito regolamento inteso ad individuare i siti tecnologici da utilizzare per una ottimale localizzazione delle antenne di telefonia mobile, tenuto conto imprescindibilmente da un canto della morfologia del territorio, e dall’altro della funzionalità delle reti e dei servizi, che in ogni caso va assicurata. Come risulta pacificamente acclarato dalla giurisprudenza amministrativa (si veda in proposito anche sentenza del TAR Abruzzo-L’Aquila n. 664/2011, resa nel processo n. 208/2011 vertente proprio tra il Comune di Avezzano e la Vodafone Omnitel Spa) la normativa regionale “….prefigura…uno strumento urbanistico contenente la localizzazione degli impianti e l’individuazione dei siti che assicurino la funzionalità delle reti e dei servizi…”: ne consegue che gli impianti, anche nel nostro territorio, dovrebbero essere realizzati solo ed unicamente nelle zone di PRG ove sia già prevista la loro installazione, sulla base di criteri oggettivi atti a suggerire soluzioni idonee a minimizzare il più possibile l’esposizione dei cittadini ai campi elettromagnetici. Ma tale regolamento di PRG non è stato mai adottato dal Comune di Avezzano. Ed è per questo che i Gestori continuano a fare “il loro mestiere” e, di conseguenza, a chiedere alle amministrazioni che si sono succedute negli anni e che si succederanno di essere autorizzati ad installare i propri impianti nei luoghi da loro unilateralmente prescelti ed individuati, dietro corresponsione di cospicue somme ai proprietari cittadini che si dichiarano disposti a locare i propri edifici per questo scopo. Il tutto seguendo, ovviamente, la mera e speculativa logica del mercato e non certo quella della salvaguardia e della tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Ma ciò non deve più accadere: i siti e le zone di PRG da individuare ad opera del Comune per la ottimale localizzazione degli impianti devono avere natura pubblicistica, selezionati in modo tale che risulti tutelata, insieme alla funzionalità delle stazioni, anche e soprattutto la morfologia del territorio e la salute dei cittadini. E non solo: tale modo di operare assicurerebbe anche entrate non indifferenti per le casse comunali (le somme, cioè, erogate dai gestori in cambio dello sfruttamento di tali spazi), da utilizzare a vantaggio della intera comunità locale. Il Comitato di Quartiere San Francesco pertanto, per quanto sopra premesso, La invita con forza, nella sua qualità, a procedere a tutte le opportune verifiche del caso e, soprattutto, a far sì che sia finalmente avviato l’iter burocratico-procedimentale diretto alla elaborazione e al conseguente inserimento in PRG del Piano per la localizzazione dei siti tecnologici adibiti alla trasmissione della telefonia cellulare sul territorio comunale; nel frattempo dovrà essere deliberata la sospensione di tutte le procedure di autorizzazione già in corso, e di quelle che dovessero essere avviate nell’immediato futuro. Ciò a tutela della salute collettiva di tutta la cittadinanza, nel pieno assolvimento di uno tra i compiti primari che certamente spetta ad ogni Sindaco di qualunque città. E’ necessario, inoltre, che l’amministrazione comunale di questa città adotti ogni più opportuna iniziativa intesa a verificare che l’inquinamento elettromagnetico proveniente dall’impianto di via Roma appena installato, così come da tutti gli altri messi in funzione in precedenza nell’ambito del nostro comprensorio, si mantenga permanentemente ben al di sotto delle soglie di esposizione e dei valori di attenzione fissati dalla legge statale (in primis, Legge 22/2/2001 n. 36: legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici): anche perché vi è piena, triste consapevolezza che, nonostante il rispetto dei limiti di legge, ancora oggi non esistono conclamati studi scientifici che accertino gli effetti cronici dei campi elettromagnetici e, conseguentemente, non esiste soglia sotto la quale si possano escludere effetti nocivi per emissioni anche di bassa intensità. E’ il c.d. principio di precauzione che Vi “impone” questo comportamento: esso si annovera tra quelli fondamentali nell’ambito della politica comunitaria in materia ambientale (art. 174 del trattato della Comunità Europea), ed è già recepito nella legislazione nazionale dal Codice dell’Ambiente (art. 3 ter D.Lgs 152/2006). In estrema sintesi, al fine di garantire la protezione e la cura dei beni fondamentali quali, appunto, la salute o l’ambiente, è necessaria l’adozione o l’imposizione di determinate misure di cautela anche in situazioni di incertezza scientifica, nelle quali è ipotizzabile soltanto una situazione di rischio, e non invece dimostrata, allo stato delle attuali conoscenze, la sicura o anche solo probabile evoluzione del rischio in pericolo. Perciò non è affatto sufficiente che il Comune, quale ente specificatamente preposto al controllo dei livelli di esposizione ai campi elettromagnetici, si limiti ad assicurare campagne periodiche di misurazione, avvalendosi –come di prassi accade- dei tecnici specializzati dell’Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente (ARTA). Occorre ben altro impegno: è assolutamente necessario che esso deliberi di dotarsi di strumentazione idonea per effettuare autonomamente controlli permanenti, 24 ore su 24, su tutti gli impianti in funzione nel nostro territorio, previa idonea mappatura delle antenne già realizzate e di quelle di futura, prevista installazione. Solo così operando si potrà, quantomeno, nutrire la speranza di riuscire a minimizzare il più possibile i potenziali danni alla salute umana arrecati dall’emissione di onde elettromagnetiche, nell’attesa che nel frattempo la comunità scientifica sia in grado di fornirci notizie più sicure e rassicuranti. Questo Comitato, a sua volta, a prescindere dalle invocate e auspicate iniziative che l’amministrazione vorrà intraprendere nel senso appena sopra evidenziato, fa rilevare che intende organizzarsi anche per conto proprio, al costo di immani sacrifici, pur di riuscire a dotarsi di idonee apparecchiature e procedere a propri autonomi e continui controlli sulle emissioni provenienti dalla antenna di recente installazione. La Compagnia VODAFONE è avvisata ! Non abbiamo intenzione, sia ben chiaro, di rimanere a guardare e di attendere, magari vanamente, che qualche attento amministratore si sensibilizzi e si adoperi fattivamente per la soluzione di questo preoccupante problema: non molleremo la presa e continueremo ad insistere sulle nostre richieste, finché non avremo risposte esaustive e concrete. Ci auguriamo infine che analoghe iniziative vengano intraprese nel nostro comprensorio, nei territori limitrofi e/o negli altri Comuni della Marsica da parte di Enti, Associazioni varie, o -più semplicemente- di comitati spontanei di cittadini che vorranno unirsi a noi nella lotta contro la smisurata proliferazione delle antenne e delle stazioni di telefonia mobile”.