L’Aquila. Il manager della Asl provinciale dell’Aquila, Ferdinando Romano, ha comunicato, con una nota indirizzata al presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale d’Abruzzo, Leonardo D’Addazio, e all’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì, di non poter rispondere alla convocazione da parte dell’organismo consiliare, fissata per oggi alle 15, per fare il punto sull’emergenza causata dall’attacco hacker al sistema informatico dell’azienda “per evidenti motivi di riservatezza”.
Romano ha comunicato “l’impossibilità di partecipare ai lavori della Commissione” per “evidenti motivi di riservatezza, in coerenza con la decisione assunta dalla task-force di mantenere il massimo riserbo al fine di non compromettere gli sforzi posti in essere tempestivamente per il ripristino del servizio ai cittadini”. Romano ha concluso: “Certo che la S.v. comprenderà le motivazioni che attendono tale decisione porgo cordiali saluti.”
I lavori della Commissione, riporta l’Ansa, sono caratterizzati da scontri politici tra gli opposti schieramenti. In tal senso acceso il diverbio tra il capogruppo di FdI, Massimo Verrecchia, e il capogruppo del M5s, Pietro Smargiassi, con il primo che ha accusato il secondo di cavalcare scorrettamente a fini politici questa vicenda. Tutti i consiglieri hanno preso unanime posizione sulla necessità di avere informazioni per poter dare un supporto concreto a tutela dalla salute dei cittadini “alla luce dei molti servizi venuti meno a causa dell’attacco hacker.”
“Serve una task force finanziaria per delegare alle cliniche private ciò che il pubblico non è in grado di assicurare”. Così il consigliere regionale abruzzese della civica ‘Legnini presidente’ Americo Di Benedetto, a margine della riunione della Commissione.
“In genere qualsiasi cosa accada, anche quelle più gravi, c’è sempre un momento di confronto”, prosegue. “Capisco le difficoltà del momento, ma confronto è anche conforto e il manager avrebbe dovuto partecipare. A questo punto, però, un primo quesito non inquisitorio, ma conoscitivo: perché dopo 48 ore, come previsto dalla norma, non è stato ripristinato il sistema informatico. Risulterebbe che i servizi sanitari non siano stati erogati con notevoli disagi per l’utenza. Se, come qualcuno afferma, la vicenda non si dovesse risolvere, ma dovesse durare ancora un mese, essendo una questione emergenziale, bisogna porre rimedio con una attività sanitaria straordinaria”, conclude Di Benedetto.