Avezzano. Soffre per sette mesi, ma dimostra la sua piena innocenza davanti al giudice monocratico che lo assolve, dopo che i carabinieri di Avezzano il 16 aprile di quest’anno, lo fermano nei pressi della stazione ferroviaria di Avezzano, lo perquisiscono, perquisiscono un suo coetaneo, gli trovano due grammi di hashish, nessuna somma di denaro, vanno presso la sua abitazione e pur non trovando nulla di sostanza stupefacente, ma esclusivamente un bilancino di precisione e delle piccole bustine di cellophan vuote, si determinano al suo arresto ponendolo agli arresti domiciliari. Domiciliari che durano un nulla, visto che il pm Maurizio Maria Cerrato nelle prime ore del giorno dopo dispone con decreto motivato la liberazione del giovane, ed in data 20 aprile il G.i.p. del Tribunale di Avezzano Proietti censura l’operato dei Carabinieri non convalidando l’arresto “non ritenendo elementi utili tali da far sussistere la gravità del fatto e la pericolosità del soggetto”. Dello stesso avviso il Magistrato giudicante del giovane M.A. di anni 19, fresco di studi, che accogliendo la richiesta del difensore di fiducia, avvocato Roberto Verdecchia, con motivazioni contestuali rese dopo una breve camera di consiglio, ha ritenuto di dover assolvere il giovane con la formula più ampia “non essendo emersa la prova di colpevolezza dell’imputato, non essendosi dimostrata al di là di ogni ragionevole dubbio, che quel minimo di sostanza stupefacente fosse destinata allo spaccio verso terze persone”. Un solo dubbio per l’avvocato difensore: a chi richiedere l’ingiusta detenzione seppure per scarse ventiquattro ore trascorse ai domiciliari: al Ministero della giustizia (a cui vanno richiesti) o ancor meglio al Ministero della difesa, ministro di appartenenza dei carabinieri.