Avezzano. L’avvocato Salvatore Braghini presenta un altro ricorso al Giudice del lavoro di Avezzano e questa volta anche una denuncia contro la ASL n. 1 per il perpetuarsi di condotte ritenute illegittime nei riguardi dell’assistente sociale marsicana.
Il legale si era già rivolto al Tribunale per tutelare gli interessi della lavoratrice, discriminata nell’accesso al lavoro perché incinta, come decretato il 27 aprile scorso dal Giudice del Lavoro di Avezzano, dr. Antonio Stanislao Fiduccia. Da allora – spiega Braghini – le cose non sono affatto cambiate. Anzi.
Ricordiamo che il 25 settembre scorso, il responsabile dei Consultori della Marsica, dr. Domenico Parise, aveva indirizzato alla direzione aziendale e amministrativa una richiesta di proroga del rapporto di lavoro di due figure di assistenti sociali per motivi di “necessità e urgenza”, osservando che “la mancanza di tale figura professionale sarebbe di pregiudizio per l’utenza consultoriale”, paventando addirittura l’occorrenza della “ipotesi di interruzione di pubblico servizio”.
La richiesta veniva reiterata il 27 gennaio 2021, ancora una volta sottolineando “la necessità e l’urgenza dello scorrimento della suddetta graduatoria in quanto la mancanza di tale figura professionale presso il Consultorio Familiare di Civitella Roveto sarebbe di pregiudizio per l’utenza consultoriale, oltre a probabile ipotesi di interruzione di pubblico servizio”.
Il Giudice del lavoro condannava la ASL 1 per condotta discriminatoria ai danni dell’assistenza sociale, cui veniva negato il diritto alla proroga, ma l’azienda – afferma il legale – nonostante ciò, da una parte, ancora non eseguiva il decreto giudiziale, e, dall’altra, continuava ad ignorare le richieste dall’assistente sociale intese a rivendicare la proroga contrattuale presso il Consultorio di Pescina (che dal 1° maggio restava scoperto per quiescenza della titolare) in ragione della precedenza su una sede lavorativa prossima alla residenza, in quanto madre di due bimbe sotto i 3 anni, ovvero presso la sede di Civitella roveto, ancora scoperta.
La Asl, che nulla rispondeva alle richieste e neanche alla diffida legale, adottava altre delibere di proroga contrattuale in favore di assistenti sociali collocate nella specifica Graduatoria concorsuale in posizione successiva alla donna, ignorandola ancora una volta.
Questa volta – spiega il legale – abbiamo anche chiesto alla Procura di verificare la sussistenza dell’abuso d’ufficio, a nostro avviso correlato all’ostinato rifiuto della ASL di stipulare il contratto a tempo determinato con la lavoratrice in applicazione delle più elementari norme di diritto del lavoro ed amministrative nonché per garantire la continuazione di un servizio assistenziale di pubblica utilità. Si contesta un disdicevole atteggiamento ritorsivo a motivo della precedente iniziativa giudiziale e, forse ancor di più, per la notevole eco mediatica che ne è seguita, tanto da diventare un “caso” di cronaca giudiziaria, trattato persino dal Blog Osservatorio Sulle Discriminazioni. Le scelte dei vertici aziendali determinano un conseguente pregiudizio per la collettività poiché, in conseguenza del comportamento di abuso, si sta perpetuando l’interruzione di un pubblico servizio, preposto a garantire alla collettività i Livelli Essenziali di Assistenza.
Precisa l’avvocato che, l’assistente sociale non è inserita in un mero elenco alfabetico, ma in vera e propria Graduatoria concorsuale, frutto di una selezione pubblica, talché non può mai venir meno l’obbligo di rispettare l’ordine in essa stabilito. La lavoratrice, dal canto suo, è ormai esasperata dalla vicenda ed afferma: “disciminata una volta e ignorata una seconda volta per aver osato contrappormi all’azienda, ciò non è tollerabile, continuerò a lottare nelle sedi deputate, lo devo alle mie figlie, è una battaglia culturale prima che giuridica, speriamo che le istituzioni non siano sorde alla mia richiesta di giustizia”.