Avezzano. A tornare sulla vicenda dell’assistente sociale cui è stata negata dalla ASL 1 la proroga contrattuale, con condanna al risarcimento da parte del Giudice del lavoro di Avezzano, è l’avvocato Salvatore Braghini.
Così il legale della giovane assistente sociale: “La vertenza, come delineata dai documenti prodotti nel giudizio civile, ci racconta di una prassi discriminatoria e non di un caso isolato. Ciò in quanto, non solo alla lavoratrice non le è stato rinnovato il contratto, pur a fronte di gravi esigenze di copertura del servizio nel Consultorio di Civitella, come dichiarato dal responsabile dell’area Domenico Parise, ma l’azienda ha stipulato successivi contratti bypassando la predetta, e convocando al suo posto almeno 20 unità che la seguivano nella graduatoria degli assistenti sociale.
In questi giorni ho potuto ascoltare i racconti di alcune lavoratrici precarie del settore, ne emerge tutto il dramma di donne poste dinanzi alla scelta tra lavoro e maternità. Alcune hanno rinunciato all’attività lavorativa, altre hanno procrastinato la procreazione per non perdere rinnovi contrattuali e quindi l’agognata stabilizzazione. L’esito della battaglia legale della giovane assistente è stato percepito da quest’ultime come una liberazione.
Registro che ora si è scatenata la caccia al responsabile, e lo scarica barile tutto interno alla Asl 1. Un segnale inquietante, perché è evidente che la prassi discriminatoria era avallata a vari livelli, e da sempre.
Quello che proprio non si comprende”, continua l’avvocato Braghini, “è come funzionano nella Asl 1 i meccanismi di nomina e valutazione. Mi riferisco, ad esempio, alla delibera 909 del 12 maggio scorso, in cui risulta che il direttore dell’Unità operativa del personale, Errico D’Amico, il quale secondo quanto emerge dalla sentenza ha la sua quota di responsabilità nella vicenda dell’assistente sociale incinta, ha superato con esito positivo la procedura di verifica e valutazione del Collegio tecnico nella qualità di direttore del personale. Era stato nominato in questo ruolo il 27 febbraio 2020 con delibera firmata anche dal direttore del personale della Asl di Teramo, Luigi Franciotti, quando quest’ultimo era in aspettativa senza assegni dal 4 febbraio, a sua volta autorizzata con la firma anche di D’Amico. Mi domando”, si chiede il legale, “quali meccanismi e strumenti di monitoraggio e valutazione dell’attività professionale svolta dai dirigenti vengono seguiti”.
Il legale prosegue son il suo J’accuse non risparmiando nemmeno i politici marsicani, responsabili – secondo Braghini – di non aver sorvegliato su quella che lo stesso ha definito come una vera e propria prassi aziendale discriminatoria. “Faccio notare che ad oggi”, continua il legale, “alla lavoratrice discriminata non sono arrivate né le scuse del Direttore generale della Asl 1 né di quelle del Direttore del personale. Ne prendiamo atto, come prendiamo atto del silenzio di molti esponenti politici locali. Mentre, infatti, ringrazio il Consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci per essere intervenuto da subito con nettezza e passione a difesa della giovane donna, non posso notare l’imbarazzante silenzio di consiglieri regionali che dovrebbero tutelare gli interessi del territorio marsicano e che, almeno due di loro, sono persino espressione del mondo della sanità. Si sono guardati bene dal vigilare sulle modalità di reclutamento della Asl 1, pur essendo questa problematica segnalata da più parti. E poi, neanche una parola pubblica di sostegno e solidarietà per la lavoratrice marsicana. Questo la dice lunga sullo spessore culturale ed etico di certa classe dirigente”.