Pescasseroli. Grande spavento per Antonio Rabbia, 33enne di Ausonia, in provincia di Frosinone, che è stato aggredito e ferito da un’orsa mentre passeggiava nel Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. “Dopo l’attacco dell’orsa ho visto il sangue uscire dalle ferite alla pancia e alla gamba che, per la brutta caduta a terra, non mi consentiva di correre, ho pensato che avessi i secondi contati. Così ho preso il telefonino e, appoggiato a un bastone, mentre cercavo di scappare da quel bosco, ho mandato due vocali: uno a mia moglie e l’altro a mio padre. A tutt’e due ho gridato ‘Mi ha aggredito un’orsa: non ce la faccio a tornare. Non ci rivedremo mai più. Ma sappiate che vi ho sempre amato. Addio'”, ha raccontato Rabbia, ancora terrorizzato dall’accaduto.
Le urla di Antonio Rabbia, spaventato dall’orsa, che a detta dell’uomo lo avrebbe assalito per difendere i suoi due cuccioli, hanno provocato la reazione di Biondo, il suo cane, che lo aveva accompagnato durante la passeggiata nel parco, e grazie al quale è riuscito a scappare. Rabbia, quando ha capito che l’orsa stava per aggredirlo, è scivolato, per la paura, a causa del terreno, che era in discesa. La caduta gli ha provocato una storta, dopo essersi scontrato con una pianta. A questo punto, mamma orsa sarebbe tornata all’attacco, e l’uomo, per difendersi, avrebbe preso un sasso da scagliare contro l’animale. Nel frattempo Biondo, il cane, è scappato, nonostante il padrone l’abbia chiamato più volte per accorrere in suo aiuto.
Quando l’uomo si è sentito al sicuro, ha chiamato due suoi amici del posto, che l’hanno accompagnato all’ospedale di Cassino, dove i medici gli hanno ingessato la gamba, a causa di un trauma distorsivo riscontrato, gli hanno medicato le ferite provocate dai morsi dell’orsa sull’addome, nonché immobilizzato la schiena, per via di due costole rotte nella caduta. Il tutto per un totale di 20 giorni di prognosi. Biondo, invece, è stato ritrovato nei giorni successivi all’aggressione da parte dell’orsa da Melissa, un’animalista della zona.
Adesso Rabbia chiede i danni all’Ente Parco, perché, a detta del legale dell’uomo, “in zona non ci sono né cartelli, né divieti che impediscono l’accesso ai sentieri”. Il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dal canto suo, prontamente ha voluto chiarire la propria versione dei fatti:
“In relazione alla notizia di stampa sulla presunta aggressione che un orso bruno marsicano avrebbe fatto ad un cittadino nell’area contigua del versante laziale del Parco si ritiene opportuno fare un po’ di ordine e chiarezza per evitare le tante possibili strumentalizzazioni.
I fatti risalirebbero addirittura al 21 dicembre, cioè 9 giorni fa, e la prima notizia è arrivata al Parco la mattina del 22 quando l’interessato ha chiamato il servizio di sorveglianza per denunciare la scomparsa del proprio cane a seguito dell’evento, raccontato sommariamente, in una breve conversazione telefonica. La notizia, ovviamente delicata e meritevole di grande attenzione e approfondimento, ha immediatamente portato alcuni a contattare e raggiungere sul posto il sig. Rabbia sia per accertarsi sulle condizioni di salute, sia per supportarlo nella ricerca del cane che, stando alle indicazioni fornite poteva essere rimasto vittima egli stesso dell’aggressione da parte della femmina di orso oppure, visto che era stato riferito che aveva il guinzaglio, nella fuga, avrebbe potuto restare incagliato nel bosco ed essere vittima di aggressione da parte di altri predatori.
Immediatamente quindi sono state organizzate attività di ricerca che nei giorni successivi sono proseguite a cura dei guardiaparco anche con l’impiego dei cani del Nucleo cinofilo antiveleno del Parco, fino a quando nel pomeriggio del giorno 23 dicembre il cane è stato ritrovato a San Donato in buone condizioni di salute, senza traccia di guinzaglio e riconsegnato al proprietario.
Il giovane nel frattempo ero tornato al pronto soccorso dell’ospedale di Cassino ed aveva, nelle interlocuzioni, che nel frattempo avvenivano per le ricerche del cane, riferito della prognosi riportata con la distorsione ad un piede e una abrasione/ferita all’addome, che lo stesso mostrava al capoguardia del versante laziale consentendo anche di documentarla con una foto.
Fermo restando la solidarietà del presidente e del consiglio direttivo del Parco, informati in occasione della riunione dello scorso 22 dicembre, espressa al giovane dai guardiaparco, i toni della vicenda sono sembrati subito poco chiari perché nella zona dei fatti è stata più volte avvistata, anche nei giorni successivi, una femmina di orsa con due cuccioli dell’anno, senza che però mai la stessa abbia dato problemi di nessun tipo.
A destare perplessità però sono state soprattutto le informazioni riferite in merito allo svolgimento dei fatti: ‘…l’orsa che aggredisce e morde alla pancia…’; ‘.giovane e orsa che cadono insieme lungo il dirupo…’ e lui che riesce a tenersi ad un albero fermando la caduta…”; il cane che sarebbe stato al guinzaglio, quindi davanti al suo padrone, che però evita l’orso e poi viene ritrovato palesemente senza guinzaglio, il tutto su un sentiero largo alcune decine di centimetri; questi e altri aspetti ancora, di cui, certamente, si parlerà nelle sedi opportune.
Di una cosa siamo sicuri, In Appennino non è mai stata registrata nessuna aggressione da orso ad una persona, e questo sarebbe in assoluto il primo caso, ma il condizionale è assolutamente d’obbligo proprio per le circostanze complessive relative a questa vicenda, alla dinamica raccontata ed ai molti lati oscuri che il racconto del giovane contiene.
Il Parco è ovviamente a disposizione per collaborare con le autorità competenti e fornire ogni supporto, come peraltro fatto nell’immediatezza dei fatti per la ricerca del cane, e lo farà anche con l’ausilio dei tecnici a cui è stata mandata la foto della zona in cui l’orsa avrebbe morso il signor Rabbia, a cui auguriamo una pronta guarigione e di ritrovare la giusta lucidità per raccontare un po’ meglio l’accaduto”, ha concluso il Parco in una nota.