Avezzano. Una vera rivoluzione nella qualità di vita per milioni di persone, una speranza per tutti i pazienti che soffrono di fibrillazione atriale (l’aritmia cardiaca più diffusa al mondo e tra le principali cause di ischemie e ictus), ma che non possono seguire terapie con farmaci anticoagulanti. A questo tipo di trattamento sta lavorando un medico di origini marsicane, il dottor Fabrizio Guarracini, nato all’Aquila ma cresciuto ad Avezzano, autore insieme a importanti cardiologi di fama mondiale dell’Atlante italiano di elettrofisiologia pratica, primo libro pubblicato in Italia nel suo genere, e componente del registro internazionale per le tecniche di riduzione delle radiazioni durante gli interventi di cardiologia invasiva. Un’eccellenza abruzzese nel mondo della cardiologia, Fabrizio Guarracini ha solo 34 anni. Negli ultimi mesi sta eseguendo all’ospedale Santa Chiara di Trento un intervento di “Chiusura percutanea dell’auricola atriale sinistra” che in sostanza consiste nel posizionare un “piccolo tappo” a livello del cuore. Negli ultimi mesi sta eseguendo all’ospedale Santa Chiara di Trento un intervento di “Chiusura percutanea dell’auricola atriale sinistra” che in sostanza consiste nel posizionare un “piccolo tappo” a livello del cuore.
Secondo quanto riportato dall’Ansa, i trattamenti sono riservati ai pazienti che hanno una controindicazione ai farmaci anticoagulanti e antiaggreganti. Le persone fino ad ora sottoposte all’intervento hanno superato bene la fase operatoria e sono state dimesse in buone condizioni e senza complicanze. Le metodiche utilizzate al Santa Chiara, viene spiegato, hanno lo scopo di evitare la formazione di trombi nel cuore durante la fibrillazione atriale escludendo dalla circolazione, di fatto chiudendola, l’auricola sinistra, la sede preferenziale della nascita di coaguli che possono arrivare al cervello provocando l’ictus.
La notizia è stata resa nota in questi giorni anche dall’azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento secondo cui “l’ospedale Santa Chiara di Trento è il primo ospedale italiano che cura i pazienti affetti da fibrillazione atriale ad alto rischio di embolie con un duplice approccio, quello chirurgico mini-invasivo e quello interventistico endovascolare. L’applicazione delle due tecniche all’avanguardia a livello nazionale è effettuata dalle équipe delle unità operative di Cardiochirurgia e di Cardiologia.
Una duplice tecnica d’avanguardia, chirurgica mini-invasiva e interventistica endovascolare, che ha raccolto il consenso di nomi come il cardiochirurgo Angelo Graffigna e il cardiologo Roberto Bonmassari.
In tal modo i pazienti possono sospendere l’anticoagulante orale e avere un’ottima qualità di vita. Alla luce della sua esperienza, Guarracini è stato coinvolto in un registro internazionale che ha l’obiettivo di dimostrare che questo intervento funzioni anche in pazienti molto delicati quali quelli sottoposti a dialisi. Tale esperienza risulterebbe la prima a livello mondiale in questo campo.
Il cardiologo abruzzese si è da sempre dedicato al trattamento invasivo e non invasivo delle aritmie cardiache formandosi all’Unità di Aritmologia del Policlinico Casilino di Roma, poi in quella del San Raffaele di Milano fino all’incarico di dirigente del dipartimento di Cardiologia dell’ospedale Santa Chiara di Trento, capostipite in Italia nella diagnosi e trattamento delle aritmie cardiache.
Si è occupato anche di ridurre il carico di radiazioni erogate al paziente durante l’attività di sala operatoria di aritmologia interventistica e per questo motivo è stato coinvolto in Italia come coautore di una grande registro internazionale. “Il progetto”, ha spiegato Guarracini, “ha coinvolto più di 17mila pazienti e centri di fama mondiale come il Dipartimento di Cardiologia dell’Università di Miami negli Usa e di Lipsia in Germania sull’utilizzo di tecniche per ridurre le radiazioni durante gli interventi di cardiologia invasiva”. Tale sperimentazione è stata pubblicata sulle principali riviste del settore, tra le più prestigiosi a livello mondiale.
Membro dell’Associazione italiana di aritmologia, insieme ad altri giovani cardiologi italiani ha pubblicato l’Atlante di elettrofisiologia pratica soprattutto nell’ambito del aritmie ventricolari e del loro trattamento.
L’obiettivo di questo Atlante è quello di descrivere le modalità di esecuzione e di interpretazione delle principali manovre di stimolazione che possono rendere più sicura la diagnosi di un’aritmia e di conseguenza il suo trattamento. Infatti l’avvento dei sistemi di mappaggio elettroanatomico ha portato ad una grande rivoluzione nell’ambito del trattamento ablativo delle aritmie complesse, ma, in alcuni casi, queste tecnologie non sono in grado di risolvere tutti i quesiti. In questi casi solamente l’ausilio di un approccio classico può condurre alla diagnosi e all’interruzione dell’aritmia, riducendo così al minimo i rischi per il paziente.