Tagliacozzo. Arrestato con la pesante accusa di pedofilia viene scarcerato dopo il ricorso in Cassazione, ma ormai è già morto. Dopo il provvedimento cautelare, ai domiciliari, aveva fatto ricorso al tribunale della libertà per senza ottenere nulla, fino alla Corte suprema che gli ha dato ragione. Ma la morte è arrivata prima della giustizia e, in attesa della decisione della magistratura, è morto. Si tratta di un 60enne di Tagliacozzo, finito ai domiciliari per il richio di poter reiterare il reato. Per arrivare all’annullamento dell’ordinanza del tribunale della Libertà dell’Aquila, che aveva confermato il provvedimento del gip di Avezzano, c’è voluto però troppo, e nel frattempo l’indagato è morto. Il provvedimento è stato annullato, se pur troppo tardi, “per carenza di motivazione”. Gli atti sono tornati al tribunale della Libertà ma con una composizione diversa. I giudici, alla luce del decesso dell’indagato, hanno decretato il non luogo a procedere. L’uomo a giugno era stato arrestato dopo la denuncia della madre di un bambino, presunta vittima di violenza. La squadra anticrimine del commissariato di Avezzano e i carabinieri della stazione di Tagliacozzo, a dopo le indagini, avevano eseguito il provvedimento restrittivo nei confronti del 60enne con precedenti penali. La verità sulla vicenda ora non sarà mai chiarita, ‘unica certezza, almeno secondo la suprema corte, è che l’uomo non andava arrestato. Dalle indagini, l’uomo era stato riconosciuto gravemente indiziato di atti sessuali con un minore del posto. Determinanti erano state le operazioni di pedinamento e documentazione fotografica raccolta a carico dell’uomo che avevano, secondo l’accusa, riscontrato la prima notizia di reato acquisita dai carabinieri. Fondamentali erano stati anche gli elementi raccolti nel corso della perquisizione eseguita nell’abitazione dell’arrestato dal personale della Squadra Anticrimine dopo le dichiarazioni fornite dalla madre della presunta vittima nella denuncia sporta al Commissariato, dove è stato ascoltato anche il bambino con l’ausilio di una psicologa infantile nominata per l’audizione del minore. Gli elementi raccolti dagli investigatori avevano portato alla misura cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Avezzano, su richiesta della Procura. La misura cautelare, dei domiciliari, però, non poteva essere applicata secondo la Cassazione perché non c’era il rischio che l’uomo reiterasse il reato.