Avezzano. Erano più di 30 gli imprenditori costretti a chiedere prestiti usurai a causa della crisi. E’ quanto emerge dall’operazione che ha portato all’arresto di tre avezzanessi di etnia rom, finiti in manette con l’accusa di usura e di una quarta persona, un anziano, ex arbitro di calcio della serie A.
L’operazione dei carabinieri di Rieti ha portato all’arresto dei tre rom e di un ex arbitro di serie A, Luigi Altobelli, 76 anni, di Longone Sabino, iscritto alla sezione Aia di Roma aveva diretto nella massima serie tra fine anni ’70 e inizio ’80. Gli arrestati avezzanesi sono Arcangelo Morelli, 50 anni, Bruno Morelli 44 anni e Liliana Guarnieri 40.
Sono state identificate circa 30 persone vittime di rapporti usurai nei confronti degli arrestati, gran parte dei quali piccoli imprenditori edili, artigiani e commercianti che, trovatisi in difficoltà a causa della crisi economica, erano stati costretti a rivolgersi agli usurai per ricevere prestiti che andavano dai 3.000 ai 5.000 euro, essendo poi costretti a pagare un tasso di interesse usuraio che oscillava a seconda dei casi dal 120 al 1.200 per cento all’anno. Molte delle vittime sono state escusse a sommarie informazioni e hanno trovato la forza di dichiarare quanto accaduto, denunciando quindi i propri sfruttatori, ma altre purtroppo sì sono dimostrate palesemente reticenti, arrivando a rinnegare totalmente il contenuto delle conversazione intercettate con gli odierni arrestati.
Fra le vittime accertate vi è stato chi, a fronte di un prestito di poco più di 2.000 euro era stato costretto a dare in pegno l’atto di proprietà della propria abitazione al fine di ottenere altro tempo per poter pagare o chi, per ottenere dilazioni nei pagamenti, si è addirittura visto presentare avances di natura sessuale o infine chi era caduto nella rete degli usurai per far fronte a improvvise spese mediche dovute a malattie degenerative.
L’indagine, coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Rieti Rocco Gustavo Maruotti, ha avuto inizio nel mese di marzo 2016, a seguito di una denuncia sporta presso gli uffici del Nucleo Investigativo Carabinieri di Rieti da un prossimo congiunto di una delle vittime, poi identificato in un piccolo imprenditore edile di Rieti, preoccupato per gli ammanchi di denaro ingiustificati e lo stato depressivo in cui il proprio parente era sprofondato negli ultimi tempi.
Il modus operandi utilizzato dai malviventi era sempre lo stesso: a fronte di un prestito iniziale spesso non ingente da poche migliaia di euro, veniva immediatamente concordato il pagamento mensile di una somma di interessi che andava dal 10 al 100 per cento (120 e 1.200 % annui) che costringeva quindi l’usurato, già di per se in forte difficoltà economica, a non riuscire più a far fronte al proprio debito.