Avezzano. Tre rom residenti ad Avezzano, ritenuti colpevoli di usura, sono stati raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip di Rieti nell’ambito dell’indagine condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Rieti in collaborazione con il N.O.R. – aliquota radiomobile della compagnia di Avezzano.
L’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica di Rieti, Rocco Gustavo Maruotti, ha portato all’arresto di 4 persone, tre rom e l’ex arbitro di seria A Luigi Altobelli (76 anni), anch’egli accusato di usura. Il tutto ha avuto inizio nel marzo del 2016 grazie alla denuncia di un imprenditore edile reatino, preoccupato per gli ammanchi di denaro ingiustificati e lo stato depressivo in cui il proprio parente (una delle vittime) riversava da tempo.
Immediatamente sono partite le indagini tra Rieti, Roma e Avezzano, per mezzo delle quali è stata accertata la condotta illecita delle 4 persone, ree di esercitare attività di credito con tassi di interesse di natura usuraria. Il modus operandi utilizzato dai malviventi era sempre lo stesso: a fronte di un prestito iniziale (di poche migliaia di euro) veniva concordato il pagamento mensile di una somma di interessi che andava dal 10 al 100 per cento (120 e 1.200 % annui) che costringeva quindi l’usurato, già di per se in forte difficoltà economica, a non riuscire più a far fronte al proprio debito. Questo accadeva ogni mese con triste puntualità.
Nel corso delle indagini sono state identificate 30 persone tra imprenditori edili, artigiani e commercianti, tutte vittime di tale usura, che, trovatisi in difficoltà a causa della crisi economica, erano stati costretti a rivolgersi agli usurai per ricevere prestiti che andavano dai 3.000 ai 5.000 euro, essendo poi costretti a pagare un tasso di interesse usuraio che oscillava a seconda dei casi dal 120 al 1.200 per cento all’anno. Sono state alcune di loro a denunciare il sistema messo su dai quattro malviventi.
Durante gli accertamenti sono state eseguite quattro perquisizioni presso i domicili degli indagati le quali si sono concluse con il sequestro di interi quaderni contenenti la contabilità degli usurai nonché assegni e titoli cambiari dati a garanzia delle vittime pari a circa 2 milioni di euro, altri assegni addirittura in bianco e la somma contante di 10.000 (dieci mila) euro circa.
Il volume di affari stimato, ricostruito anche grazie l’acquisizione e l’analisi di tutti i conti correnti e carte di pagamento (poste pay e bancomat) intestate e in uso ai malviventi, si aggirava complessivamente intorno alle 600.000 mila euro circa all’anno.