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Odissea dei pazienti oncologici all’ospedale di Avezzano tra carenza di posti auto e locali gelidi

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
4 Luglio 2023
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Avezzano. Pazienti oncologici con posti auto riservati insufficienti, aria condizionata troppo alta nei locali per le analisi e pasti unici per tutti i pazienti. E’ quanto denuncia Fabiola, una paziente in cura nel reparto di oncologia del nosocomio avezzanese.

“Sono una paziente oncologica con cancro che dal rene sinistro”, ha dichiarato Fabiola Pietrangeli, “che non ho più, è passato ai polmoni. Ho una invalidità dell’80% e ogni 2 settimane, devo sottopormi  a trattamento salvavita di immunoterapia. Il reparto  di oncologia è un reparto di eccellenza, con tutto il personale, dai medici, alla caposala, alle infermiere, alle OSS, che sono preparatissimi e sono sempre lì per noi e posso dire che veniamo coccolati e questo ci rende più lieve il peso che dobbiamo portare: dalle analisi, alle terapie, ai risultati dei referti. Devo dire che tutti, medici  compresi, hanno sempre un occhio di riguardo per noi, e quando devono comunicarci qualcosa, sanno sempre trovare le parole giuste e ci danno tanto coraggio. Di questo io li ringrazio infinitamente”.

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“Detto questo però”, continua Pietrangeli, “ci sono alcuni problemi che noi pazienti oncologici dobbiamo affrontare, ogni volta che ci rechiamo in ospedale.

Ora è estate e si è sempre sudati. Quando andiamo a fare le analisi, nella stanza che si trova a piano terra, sono quasi sempre accesi i condizionatori, con l’aria condizionata sempre altissima. Praticamente, entriamo sudati e passiamo in un attimo dall’estate all’inverno.  Ho provato a dire ad un’infermiera di abbassare i condizionatori, ma mi ha risposto  che non possono morire di caldo! La stanza è abbastanza grande, è una stanza interna, dove non batte mai il sole e poi basta tenere aperte quelle pesantissime porte rosse, senza bisogno di accendere i condizionatori! Per me, che ho un cancro ai polmoni ed ho avuto già 3 polmoniti,  questo è un problema serio!

Un’altra cosa con cui dobbiamo fare i conti, sono i parcheggi. Io ho il tesserino per gli invalidi e prima che cambiassero tutto, mostravo il tesserino e potevo entrare nel parcheggio riservato. Ora è cambiato tutto! Il parcheggio interno è riservato ai soli dipendenti, perciò non posso più entrare, pur avendo il tesserino, ma devo fare tutto il giro, passare davanti all’entrata dell’ospedale, risalire e parcheggiare a destra. Devo dire che ci sono forse solo 4 parcheggi riservati, quelli con le strisce gialle, e sono quasi sempre occupati (a parte che sono al sole e quando si esce dopo la terapia, la macchina è un forno!). Ma, come già detto, questi posti sono sempre occupati. Ieri sono stata fortunata perché una signora stava andando via  ed ho parcheggiato lungo la strada che conduce all’obitorio, ma, anche lì, tutto pieno. Mi domando dove posso parcheggiare la macchina, perché  è vero che c’è il parcheggio esterno, ma prima di arrivare lì, dopo la terapia, mi prende l’affanno e devo fermarmi, anche perché la strada  è in salita. Mi sento  svenire e non è una bella sensazione!

Sono andata all’ufficio amministrativo al 2° piano e da lì, dopo avermi guardata come una marziana, mi hanno mandata al piano terra. Lì, anche un po’ spazientiti, mi hanno detto che ci sono ‘tanti’ parcheggi riservati ai pazienti fragili! Oltre al danno anche la beffa! Niente badge, anche se voi ne avete parlato nel vostro articolo, ed i posti riservati sono i 4 (forse 5, ma non di più) di cui parlavo prima.

Perciò ogni volta mi trovo costretta a parcheggiare lontano dall’entrata  dell’ospedale, con il terrore, dopo la terapia, di sentirmi male. Preciso subito che la macchina posso portarla, perché abito a meno di 5 minuti dell’ospedale.  È il tragitto a piedi che mi dà problemi. E a chi si starà chiedendo perché non viene qualcuno ad accompagnarmi, dico subito  che non ho diritto all’accompagno, perché  ragiono ancora e cammino. I familiari  che potrebbero accompagnarmi lavorano, e non possono perdere un’intera mattinata per stare con me!

Un ultimo problema, che non riguarda me, che posso mangiare tutto, ma riguarda  gli altri pazienti oncologici, quelli che hanno il cancro allo stomaco o all’intestino. Loro non possono mangiare tutto, ma, da quando c’è stato l’attacco hacker alla Asl1, non danno più la possibilità di scegliere  cosa mangiare. Prima veniva una ragazza con il tablet, ci diceva quello che c’era ed il paziente poteva scegliere  cosa mangiare. Ora vengono con un foglietto  e ti dicono solo:’ Lei rimane a pranzo?’ Il pasto è uguale per tutti. Ho visto le mie vicine di letto, che non hanno potuto mangiare niente! Mi domando:’ Ma non possono scrivere a mano, come si faceva una volta? O usano la scusa dell’attacco hacker per fare un unico piatto, cosi fanno prima? O sanno leggere ma non sanno scrivere?’ Perché c’è anche questa possibilità!

 

“Essendo una paziente fragile dovrebbe essere un mio diritto poter entrare  nel parcheggio riservato, ma invece non è così! Due o tre volte ho chiesto la cortesia ai ragazzi che sono alla guardiola, dove c’è la sbarra, di lasciarmi entrare. Loro sono stati gentilissimi e mi hanno alzato la sbarra. Ma siccome mi vergogno di chiedere ogni volta, le ultime volte che sono andata a fare la terapia, non ho chiesto  più, perché non posso pregare le persone ogni volta. Rischierei di diventare petulante, e questo  non è il mio carattere!

Insomma, concludo, la situazione è questa: i dipendenti che stanno bene, possono entrare nel parcheggio, mentre noi, che siamo pazienti  fragili, dobbiamo farci i chilometri a piedi!”.

 

Tags: ospedale di Avezano
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