L’Aquila. Superare un impianto normativo ritenuto non adatto a garantire la reale tutela degli ecosistemi “che dobbiamo difendere dentro e fuori le aree protette”. È l’approccio suggerito dall’eurodeputato di FdI- Ecr Sergio Berlato che ha partecipato in collegamento all’incontro tematico sulla difesa e la promozione della cultura rurale, iniziativa promossa dall’Associazione culturale rurale (Acr) in un’aula del Dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila.
Berlato si è detto preoccupato da un “approccio ideologico e liberticida” da parte di persone e istituzioni che si “arroccano” dietro norme difficilmente in grado di garantire una convivenza tra le attività antropiche, la flora e la fauna selvatica. “Prima tra tutte”, ha sottolineato, “è la 394/91, la legge quadro delle aree protette, nata in un periodo in cui con approccio ideologico si pensava che solo istituendo dei Parchi si potesse tutelare l’ecosistema. Così non è. Secoli di esperienza dimostrano che tutelare il territorio non vuol dire imbalsamarlo o tenere l’uomo il più lontano possibile. La parola chiave è la gestione: l’uomo non è un corpo estraneo all’ambiente, un ‘cancro’ secondo quanto suggerirebbe l’integralismo ambientalista. Se l’uomo viene visto come invasore, si tenta in ogni modo di favorire l’abbandono da parte di chi ci vive, quando invece, è proprio grazie ad attività come allevamento, pastorizia, agricoltura che c’è quella ‘manutenzione’ del territorio che evita degrado, abbandono, potenziale rischio di frane e dissesto”.
Per l’europarlamentare, “bisogna andare oltre vincoli al giorno d’oggi incomprensibili e bisogna cambiare atteggiamento anche di fronte alla fauna selvatica. C’è una narrazione che vede il lupo come animale mansueto, buono, addirittura vegano”, ha ironizzato, “quando la sua presenza va regolamentata per non danneggiare quelle attività che possono garantire economia, occupazione”. Moderati dal giornalista Marco Signori, sono intervenuti Michele Corti, Francesco D’Amore, presidente del Parco regionale Sirente Velino, Lina Calandra, docente Univaq. Infine, il contributo di Dino Rossi, imprenditore da sempre in prima linea a difesa del mondo agricolo.