Avezzano. Una delle leggende più misteriose e arcaiche legate al lago del Fucino è di certo quella della fantomatica città di Archippe, che Plinio riporta come la più antica che i Marsi costruirono sulle sponde del lago, inghiottita poi dalle sue acque come avvenne per Atlantide.
Il Fucino inondava continuamente i paesi rivieraschi poiché era un lago soggetto a importanti variazioni di livello, legate alle precipitazioni che si riversavano sulla conca fucense soprattutto negli anni più piovosi. Archippe (ne parlammo già qui) non è l’unica città scomparsa sotto le acque del Fucino; nelle cronache antiche infatti ne vengono riportate almeno altre due: Penne e Valeria. Ma dov’erano situate queste tre città, ormai sparite?
Si ipotizza che Archippe potesse essere situata tra Trasacco e Ortucchio. Penne, invece, sotto il centro abitato dell’odierna Luco dei Marsi, mentre la città di Valeria si trovava poco sotto San Benedetto dei Marsi. Queste notizie provengono dalle descrizioni di illustri personaggi del passato, come Plinio, Febonio, Solino e tanti altri. Oggi però, grazie a un’antica cartina risalente alla metà del 1800, possiamo finalmente vedere dov’erano le tre città inghiottite dalle acque del Fucino.
Si tratta di una cartina disegnata dall’architetto Giacomo Castrucci, che tra i suoi tanti titoli era anche membro della giunta della reale biblioteca borbonica, dove oltre alle tre città scomparse descrive anche altre interessanti curiosità più o meno importanti legate al nostro lago del Fucino.
Le tre città vengono riportate esattamente nei posti che abbiamo narrato poco sopra, ma vengono disegnate con le mura tratteggiate, segno che già all’epoca erano state sommerse dalle acque. La più grande delle tre è Valeria anche se, paradossalmente, è la meno conosciuta. Ben visibili invece sono le mura dell’emissario Claudiano, che si spingono fin dentro alle acque del lago, che da lì a pochi anni verranno distrutte dal Principe Torlonia per far spazio al nuovo Incile.
Molto interessante anche la segnalazione del luogo esatto su dove si trovassero le diverse stanghe baronali presenti ai bordi del lago, come quella di Avezzano e di Celano. Le stanghe erano delle stazioni doganali dove il pesce veniva pesato e un terzo del pescato finiva ai ricchi signori locali che amministravano lo jus piscandi, come ad esempio i Colonna. Il moderno termine “stangata”, quando si parla di tasse, deriva proprio da questo genere di attività legata alla pesca e alla caccia.
Sulla cartina si trovano anche alcune osterie, forse quelle più rinomate e/o popolari all’epoca in cui venne disegnata. Si nota anche un mulino tra San Pelino ed Avezzano, quest’ultima che presenta ben visibile anche il castello e le mura medievali della città (ne parlammo qui), che in seguito vennero distrutte dal terribile terremoto del 1915. In ambito religioso, infine, sono segnalati anche i conventi dei frati cappuccini, quello di San Sebastiano a Luco dei Marsi e quello vicino Avezzano, che probabilmente è quello della madonna di Pietraquaria situato sulla sommità del monte Salviano.