Avezzano. Spunta l’ombra della ‘ndrangheta nell’inchiesta che ha portato all’arresto del direttore generale della Provincia dell’Aquila, Angelo Valter Specchio, finito in manette insieme ad altre due persone con l’accusa di aver utilizzato atti falsi per avvantaggiare alcune società in cambio di benefici personali.
Ora l’inchiesta della Procura della Repubblica dell’Aquila, sugli appalti per la messa in sicurezza degli istituti scolastici di Avezzano e Sulmona, coinvolgerebbe un’azienda avezzanese, ma anche altre due persone di Avezzano.
Un imprenditore, responsabile di una società con sede nella Marsica, secondo quanto emerge dalle indagini, avrebbe contattato Specchio con l’intenzione di realizzare un impianto idroelettrico in convenzione con la Provincia. Specchio si sarebbe caricato l’onere di risolvere i passaggi pubblici alla Regione Abruzzo attraverso un funzionario a cui Specchio sembra avesse organizzato un festino in un ristorante con delle escort.
La società marsicana in questione si occupa di trasformazione di materiali inerti e materiale di cava per l’edilizia, produzione e vendita di calcestruzzo anche per la pavimentazione stradale, demolizione e costruzioni di abitazioni. Nella vicenda figurerebbero referenti della ‘ndrangheta Borghetto-Zindato-Caridi che avrebbero avuto contatti con l’imprenditore per entrare nell’affare. Secondo l’accusa c’erano “chiari interessi nel penetrare nel tessuto economico della Regione Abruzzo”.
Nella vicenda ci sarebbe inoltre un altro diverso filone che vede indagati due avezzanesi, uno di 50 anni, Cesidio Serafini, e un professionista di 53, Amedeo Figliolini. Per loro l’accusa sarebbe di concorso alla commissione di falso ideologico e abuso in atti d’ufficio. Avrebbero, infatti, secondo l’accusa fatto “locare all’ente Provincia dell’Aquila lo stabile di via XX Settembre, al civico 420, di Avezzano, tanto da fare ottenere un ingiusto vantaggio alla proprietà dell’immobile, derivante dalla ristrutturazione del fabbricato e dal canone di locazione”.
Questo filone dell’inchiesta è stato affidato alla procura della Repubblica di Campobasso, per competenza territoriale, in quanto gli indagati hanno un legame di parentela con un giudice attualmente in funzione al tribunale dell’Aquila.