Avezzano. Scatta l’inchiesta per gli appalti da 54 milioni di euro per la messa in sicurezza post sisma in 7 scuole di Avezzano e in 3 di Sulmona. Si tratta in realtà di diversi filoni di indagine che interessano diversi aspetti, scaturiti dai ricorsi delle ditte escluse dall’appalto e che hanno perso la gara. Una di queste indagini è a capo della Procura Antimafia dell’Aquila, guidata dal Procuratore Alfredo Rosini. Nei giorni scorsi un blitz dei carabinieri ha portato all’acquisizione di alcuni atti in Provincia, ma sulle inchieste starebbe indagando anche la guardi di Finanza. Uno dei filone riguarderebbe, in particolare, le procedure di acquisto dei famosi isolatori termici, quelli utilizzati per rendere le strutture scolastiche sicure in caso di terremoto. I lavori oggetto dell’indagine, rientrano nell’ambito degli interventi che il Governo ha attuato nella Provincia dell’Aquila dopo il terremoto. Lavori inseriti con un programma di messa in sicurezza degli edifici scolastici nel territorio cosiddetto “fuori cratere” per le città di Avezzano e Sulmona. In sostanza il Governo ha dato la possibilità al commissario delegato per la ricostruzione, Gianni Chiodi, di avvalersi con il decreto numero 63 del 31 maggio 2011, del presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, come soggetto attuatore per la realizzazione di questi interventi. Così la Provincia, dal 26 agosto scorso, ha affidato i lavori di 9 dei 10 edifici oggetto del programma tramite gare pubbliche a procedura aperta. Due giorni fa Antonio Del Corvo, parlando dei lavori aveva fatto riferimento alle indagini e alle acquisizione degli atti in Provincia, sostenendo che le polemiche sulla stampa causano inevitabilmente inchieste della magistratura e ciò rallenta la conclusione dei lavori. Sulla questione era intervenuto i consiglieri Pd in consiglio provinciale sostenendo che gli atti delle gare d’appalto non erano state fornite dagli uffici e dicendosi pronti a esibire le richieste protocollate. “Per la notizia criminis i carabinieri e i finanzieri”, aveva affermato Del Corvo, “hanno fatto visita alla Provincia per esaminare i documenti e questo ha rallentato la macchina amministrativa. Noi abbiamo messo tutti gli atti su un apposito sito internet”, aveva chiarito, “figuriamoci se è un problema fornirli alla magistratura”. In realtà a far scattare le inchieste sarebbero stati tre ricorsi al Tar, tutti respinti, presentati da alcune ditte escluse dagli appalti. Nelle indagini non risulta nessun indagato.