L’insediamento dell’attuale amministrazione provinciale ha coinciso con i giorni dedicati alle celebrazioni del primo anniversario del tragico evento che ha messo in ginocchio la città dell’Aquila e il suo comprensorio. Ho vissuto quei giorni con un grande rispetto e condivisione del dolore, cercando di entrare in punta di piedi in una situazione in cui potevo sembrare estraneo. Inutile sottolineare quanto fossi vicino a tutti gli aquilani, a coloro che avevano subito, impotenti, una catastrofe inenarrabile. Osservavo il muto e composto dolore di tutti, direttamente coinvolti o uniti da un’empatia che dilagava. Ho osservato la dignità che ci contraddistingue, e ho capito, ancora di più, che L’Aquila non può e non deve abbassare la testa. Gli aquilani hanno una marcia in più, determinata dalla dignità, dalla forza, dalla determinazione che li rende unici. Oggi, a distanza di un anno dall’inizio del mio mandato, e di due anni dalla data che ha segnato la storia aquilana, mi sento di poter dire, con ancora più forza e convinzione, che gli aquilani non devono arrendersi, che il 6 aprile del 2009 deve diventare uno stimolo a crescere, a progettare una città che sia sicura e a misura d’uomo, senza perdere di vista il dolore che rimarrà indelebile nell’anima e nella coscienza collettiva. Il mio non vuole essere il solito messaggio demagogico, lungi da me voler approfittare di simili momenti, ma l’esternazione di ciò che provo dal profondo del mio cuore unita alla esperienza di questo ultimo anno vissuto in prima linea per cercare di contribuire alla rinascita del territorio. Mi unisco al dolore di chi ha perso familiari, amici, conoscenti in quella drammatica notte di due anni fa e a tutti coloro che hanno vissuto in prima persona la furia devastatrice del sisma, con un simbolico affettuoso abbraccio. A tutti voglio ribadire che solo uniti, tutti insieme, possiamo farcela e ricostruire i nostri centri abitati, senza le barriere dettate da individualismi e sciocche competizioni politiche che non fanno altro che acuire i già grandi problemi di gestione e di coordinamento della ricostruzione.