L’Aquila. “La nostra popolazione ha saputo anche evitare il rischio della ‘psicosi collettiva’ e la sindrome della ‘depressione sociale'”. Lo ha detto il cardinale Giuseppe Petrocchi in un passaggio dell’omelia della Santa messa celebrata nella chiesa delle Anime Sante nella notte del 15/o anniversario del sisma.
“È noto, infatti – ha sottolineato – che il terremoto, oltre a suscitare ‘sciami’ geologici, attiva pure, nell’animo delle persone, intense vibrazioni psicologiche e sociali: ‘sismiche’ pure esse. Anche il pericolo di scivolare nel ‘torpore da trauma’ è stato sbaragliato dalla resilienza aquilana e dalla sua tenace audacia progettuale”. “Il terremoto del 2009 – ha detto l’arcivescovo in un altro passaggio – costituisce un ‘osservatorio’ sulle tragedie del mondo: le vittime di quella immane disgrazia sono ‘compagni di sorte’ di altri soggetti sui quali si sono abbattute le violenze di conflitti e di calamità dirompenti”. “Sperimentiamo dolorosamente il ‘lutto’ – ha proseguito – che non viene meno perché è sacro, ma senza esserne sopraffatti: ha la meglio l’annuncio della Pasqua, che abbiamo ricevuto e accolto. Se è vero, infatti, che ‘tutto passa’, è ancora più vero, nella Carità, che ‘tutto resta’: infatti, l’amore autentico è siglato dal ‘per sempre'”. “Il dolore per il ‘distacco’ dalle persone care – ha concluso – rimane radicato nella nostra anima: e continuerà ad ardere nel cuore, come una lampada perenne, alimentata da un amore che non si spegne e attende il momento del ricongiungimento”.