Avezzano. Ci sono anche metalli pesanti come il mercurio,tra le tipologie di rifiuti che potranno essere gestite al nucleo industriale di Avezzano dall’azienda Saste servizi ecologici, che ha uno stabile industriale autorizzato allo stoccaggio, alla raccolta, al trasporto e allo smaltimento di materiale speciale e pericoloso. Si parla di 60 tonnellate di rifiuti al giorno, per un totale di 20mila all’anno. Tra gli altri materiali, nell’autorizzazione compaiono anche vernici tossiche, combustibili liquidi, scarti sanitari per le ricerche sugli animali, ma anche inchiostri per stampa, rifiuti dell’industria fotografica, olii esauriti e residui di combustibili liquidi, solventi organici refrigeranti e propellenti di scarto, materiale di veicoli fuori uso, gas in contenitori a pressione, prodotti chimici di scarto, batterie e accumulatori, e così via. L’azienda potrà però occuparsi anche di rifiuti urbani tra cui quelli della raccolta differenziata, servizio già gestito anche da altre aziende. L’impianto ha già avuto l’ok della Regione ma in città il fermento è già al culmine. Anche il comune ha già preso posizione sulla questione, e l’assessore all’Ambiente, Roberto Verdecchia, ha già annunciato un ricorso al Tar. Nessun intervento, invece, sulla questione, da parte della politica regionale: né da parte dell’agguerrita opposizione in regione che da mesi combatte contro la realizzazione dell’impianto Powercrop, che dovrebbe trattare soltanto innocue biomasse vegetali, né da parte della maggioranza. Intanto gli uffici della Regione hanno dato il via libera all’iter per la nascita della nuova struttura. L’azienda ha ottenuto il parere favorevole di compatibilità idrogeologica dell’intervento proposto dal Genio civile regionale con una nota del 2010. Il comitato per la valutazione di impatto ambientale ha dato l’ok all’esclusione dalla procedura del Via ma ha fissato delle prescrizioni. C’è stato infine l’ok dell’Arta e della Asl che ha solo chiesto di specificare la provenienza dei rifiuti sanitari e di chiarire se saranno sottoposti a trattamento di sterilizzazione i rifiuti a rischio infettivo. Eppure di tempo per analizzare la questione ce n’è stato. Tutto infatti parte dal 2009 in cui ci fu l’autorizzazione finale con determina dirigenziale regionale attraverso una normativa che consente alla Regione Abruzzo di bypassare la procedura Via, quella procedimento che avrebbe coinvolto preventivamente tutti gli enti locali. Invece così è andato tutto liscio senza coinvolgere nemmeno il comune grazia alla procedura Aia, Autorizzazione integrata ambientale, alla quale non partecipano gli enti territoriali.