Avezzano. Sulla post di Lorenzo De Cesare, vicenda che sta animando il natale politico della città, interviene anche l’avvocato Salvatore Braghini, che oltre ad essere stato candidato alla presidenza del garante dei diritti dei detenuti per il ministero e ad essere un avvocato civilista ecclesiastico, è anche un teologo e un affermato insegnante di religione.
Braghini, con una lettera inviata alla direzione della nostra testata, si esprime così sulla vicenda De Cesare – “Pregiatissimo Direttore, apprendo dal suo giornale delle scuse dell’assessore, dr. Lorenzo De Cesare, per le frasi gratuitamente offensive verso l’attuale pontefice, definito “Misero e in malafede uomo piccolo piccolo”, e verso l’intera chiesa, di cui si dice mai essere “caduta così in basso”.
Le sue scuse, gentile assessore, sono quanto mai opportune e per questo suo gesto di umiltà, come credente e come cittadino che lei rappresenta quale componente dell’amministrazione, credo possiamo trarne del bene tutti, soprattutto quanti si sentono, ed io fra questi, indegni membri di quella comunità che vede in papa Francesco un mirabile testimone della sua missione di pace e giustizia universale.
Giudicare con faciloneria eventi del passato più o meno lontano, prescindendo dal costume, dalla mentalità e dalla legislazione di quel tempo, è sempre sbagliato. Tutte le testimonianze dovrebbero essere sempre interpretate collocandole all’interno del contesto umano, storico, psicologico, culturale in cui sono nate e la chiesa di oggi, non meno che il passato, è certamente in cammino, portatrice di luci e ombre, se non altro per l’incommensurabile distanza tra il mistero che è chiamata a custodire e la fragilità di chi concretamente, quel mistero, cerca di custodire.
Beh! ce ne sono stati di momenti più o meno bui nella storia della chiesa. …ma oggi temo che tanta oscurità vada ricercata proprio in chi contrasta questo pontefice… Proprio lei che ha pur sperimentato nel passato quando è difficile governare un piccolo consorzio locale (essendone stato il presidente) ben dovrebbe, con umiltà e saggezza, comprendere quanto sia difficile governare una comunità diffusa in tutto il mondo con un miliardo e mezzo di fedeli. Ed a guidarla, oggi, è un papa che tutti un giorno potremmo incontrare per strada, come accaduto a non poche persone e come potrebbe accadere anche a lei.
Di papa Francesco – di cui Lei evocando l’essere “piccolo piccolo” inconsapevolmente ne esalta un tratto distintivo della sua personalità e del suo magistero, tutt’altro che negativo – mi sia consentito citare la grandezza del suo messaggio di fraternità ed amicizia – che si ritrova, fra l’altro, nella sua recente enciclica “Fratelli tutti” – in cui vengono additate come vie per costruire un mondo migliore, più giusto e pacifico, con l’impegno di tutti: persone, istituzioni, mondo economico, organizzazioni internazionali, società civile.
Un insegnamento, forse di un uomo “piccolo”, ma che ha intuito e rappresentato come sia necessaria oggi una vera e propria “ecologia integrale”, quale strumento di amore e rispetto per tutti (e fra tutti) e per il creato, unico modo per sconfiggere i mali del nostro tempo. Credo non sia affatto nelle corde di questo pontefice una visione della religione come volontà di potenza e di dominio a scapito di altre religioni, atteso che non manca occasione in cui, questo “piccolo uomo” difenda e promuova la pace (perché – afferma – nessuna opera sarà possibile se le nazioni e i popoli continuano a combattersi) e il dialogo (perché ciascuno trova la propria completezza nell’altro), ed ancora il rafforzamento del multilateralismo, il “no” a ogni tipo di guerra, la lotta alla globalizzazione dell’indifferenza e la promozione dell’inclusione sociale.
Proprio questo pontefice ha scolpito nella sua ultima enciclica semi di umiltà e di fraternità nonché di apertura verso tutte le esperienze pienamente umane, in quanto i credenti sanno bene che ogni filamento di umanità è un riflesso e un frammento di Dio, considerando, unitamente alla chiesa post-conciliare «con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che […] non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini» (Cfr. Nostra Aetate, 2 e Fratelli Tutti, 271).
Forse, definendolo “piccolo piccolo” le è toccato suo malgrado di fare da cassa di risonanza a quell’“elogio della piccolezza” che è la cifra non solo dell’ultima enciclica del papa, ma di tutto il suo magistero, e ancor più, di tutta la sua vita, visto che proprio un anno fa, in occasione di una celebrazione presso Casa Santa Marta ebbe a dire che la «la piccolezza è grande». Ha spiegato che è proprio la piccolezza a portare alla magnanimità, perché ci fa capaci di andare oltre noi stessi sapendo che la grandezza la dà Dio. E ha citato una frase di san Tommaso d’Aquino, contenuta nella Summa teologica, ” non spaventarsi, andare avanti; ma nello stesso tempo, tenere conto delle cose più piccole, questo è divino”
Per concludere stimato assessore, pur confessando che il leggere le parole del suo post mi hanno fatto male, le dico che le sue parole di scusa hanno sanato quegli effetti, perché ritengo che sbagliare sia profondamente umano e mi aspetto da lei un personale gesto di autocritica.
Sommessamente, affinché ciascuno di noi possa trarne beneficio, le ricordo quanto osservò un grande filosofo della nostra Europa, non ascrivibile ai pensatori cattolici, ma che ha vissuto sulla propria pelle l’esito di giudizi irrevocabili sia dalla comunità ebraica cui apparteneva sia dal mondo cristiano, che lo hanno di certo molto giudicato ma, forse, poco compreso. Ebbene Baruch Spinoza, ebbe a scrivere che le azioni umane non vanno né derise né compiante e nemmeno detestate: vanno semplicemente comprese….Buon lavoro assessore.”