Avezzano. Il mondo della musica, si sa, è avvolto da cliché, luoghi comuni e pregiudizi che spesso ne limitano lo sviluppo e la diffusione. Altrettanto spesso, però, sono catalizzatori di attenzioni del tutto particolari, in grado di attrarre e affascinare chi, alzando il volume del proprio stereo, resta ammaliato da un certo tipo di sonorità. Il rock n’roll, in questo, ne è da sempre emblema e principale protagonista. Colonna sonora di rivoluzioni culturali e sociali e fedele compagno di milioni di adolescenti dagli anni ’30 a oggi, è, senza alcun dubbio, il genere musicale che più di tutti esprime alla perfezione l’umore dei teenager, e degli adulti, dei cinque continenti. Ogni anno, infatti, sono migliaia le band, che in omaggio al Dio del rock, danno voce ai propri amplificatori e urlano la propria rabbia, o voglia di vivere, dietro un microfono. Il pregiudizio più grande che grava su questa musica, però, è che per suonarla e viverla appieno, si debba necessariamente essere devoti al famigerato culto “sex, drugs & rock n’roll”. Fortunatamente non sempre è cosi, e di esempi ve ne sono a dozzine.
Nello specifico voglio parlarvi dei The Jesters, band marsicana giunta al decimo anno di attività. Con alle spalle due album autoprodotti, Gian Andrea Carpineti, Giuliano Fina, Gianluca Capaldi, Luca Mosca Angelucci e Lino Coccia, vivono alla grande il loro sogno da “rockstar”. Ogni qualvolta che hanno la possibilità di salire su un palco si divertono come matti, e poco importa se di fronte hanno una platea composta da migliaia di persone o una striminzita cerchia di parenti e amici. La formula è sempre la stessa: rock n’roll all night, come cantavano gli inimitabili Kiss. “2 Mutch”, questo il titolo della loro seconda fatica in studio, è un vero e proprio tributo ai gruppi che hanno contribuito alla loro formazione musicale (Ac/Dc, Guns n’Roses, Led Zeppelin, Rolling Stones). I pezzi che lo compongono non fanno gridare al miracolo per l’originalità, né hanno la pretesa di elevarsi a inni della nuova generazione, ma di passione e devozione a queste sonorità, a questo lifestyle, il lavoro in questione ne è ricco. Ed è esattamente questo il suo punto di forza: l’amore incondizionato per il genere proposto. Senza alcuna velleità o voglia di strafare, ma con un’esaltazione ben percepibile in ogni singola nota. E tutto ciò, lasciatemelo dire, è bellissimo.
Siamo sinceri, la Marsica non è esattamente la patria dell’hard rock, e i suoi locali non hanno nulla a che vedere con quelli di Los Angeles, Londra, Sidney, Helsinki. Ma credete veramente che questo possa limitare chi nutre una sana e genuina adorazione per ciò che suona? Pensate sul serio che l’amore per la musica, la voglia di stare assieme e l’ambizione di esprimere tutta la propria vena artistica, possano conoscere confini o muri invalicabili? Nient’affatto. Perché il più grande insegnamento del rock n’roll è esattamente questo: fregarsene! Di tutto e di tutti. Dritti per la propria strada, a rincorrere i propri sogni e le proprie aspirazioni. E, infine, che vuoi che sia l’essere circondati da cliché, luoghi comuni e pregiudizi, quando di essi non t’importa affatto? Quel tale di nome Mick Jagger sintetizzò tutto con: “It’s only rock n’roll..but i like it”. Che dite, aveva ragione? Federico Falcone