Avezzano. C’è chi vede nella latente crisi interna al centrodestra cittadino la possibilità, per il centrosinistra, di ritornare in carreggiata. Non è un mistero che la coalizione a traino Pd abbia, nel corso degli ultimi due anni soprattutto, subito una serie di colpi capaci di snellire, e non poco, le proprie velleità elettorali. Tra crisi di governo e assenza di leader carismatici, in molti hanno puntato il dito contro un partito stordito e in balia degli eventi, sorpassato prima dal Movimento 5 stelle e poi surclassato di netto dalla Lega. Attualmente, infatti, è la terza forza politica del paese. Con possibilità di risalita? Punto interrogativo era e punto interrogativo resta.
La dimensione nazionale incide inevitabilmente sui territori dove, mese dopo mese, si alternano le elezioni amministrative. Avezzano, in questo, non fa eccezione. Dunque ci si prepara alla tornata di maggio che restituirà alla città il sindaco dopo un anno di commissariamento. Dove può realmente arrivare il centrosinistra? A cosa può concretamente ambire? Pur senza volere escludere alcuno scenario è comunque difficile quantificare la sua forza politica sul capoluogo marsicano. Sulla carta i giochi sembrano chiusi in partenza e devolvono a favore del centrodestra ma, come puntualmente ci si ripete in questi casi, “nella politica mai dare nulla per scontato”.
Occorre fare un passo indietro e tornare alle regionali di maggio 2019, quelle che hanno visto trionfare il centrodestra (Lega primo partito in termini di percentuali) guidato da Marco Marsilio. Per il centrosinistra e in particolar modo per il Pd era una mission impossible. La caduta di Renzi a livello nazionale – con conseguente caos – e le dimissioni di Luciano D’Alfonso da presidente della Regione Abruzzo – e, anche qui, con una reggenza affidata a Giovanni Lolli – hanno fatto piombare il Partito Democratico in un tunnel senza luce fatto di polemiche, screditamenti varie e accuse che alla fine hanno avuto il sopravvento.
Il lavoro svolto da Giovanni Legnini è stato, però, encomiabile. Le elezioni non sono state vinte ma la testa è stata rialzata portando a casa un risultato importante. Più di tanto, non si poteva fare. Di riflesso il centrosinistra, flagellato da dispute interne e strategie politiche provinciali, ha rialzato la testa, ha tentato di ricompattarsi e ora cerca di consolidare la propria posizione. La Marsica e Avezzano sono rimaste a guardare, a bocca asciutta, l’aver perduto rappresentanti in regione. Fra questi c’era l’ormai ex presidente del Consiglio Regionale, Giuseppe Di Pangrazio, attualmente coordinatore cittadino del Pd.
Ma tutto questo cosa c’entra con le amministrative avezzanesi? C’entra, e come. Perchè, per quanto il centrodestra cittadino mostri i muscoli e ostenti compattezza e unità d’intenti, all’atto pratico potrebbe non essere così. Forza Italia, ormai ridotta a pochi fedelissimi, vede in Gabriele De Angelis, ex sindaco di Avezzano e attuale coordinatore provinciale del partito, l’unico nome di peso al suo interno. Ci sono anche l’avvocato Gianluca Presutti e lo storico coordinatore Aureliano Giffi. E poi basta. La diaspora verso Fratelli d’Italia non solo ha indebolito gli azzurri ma, al tempo stesso, non è stata digerita da coloro che, appellandosi alla coerenza, hanno mal visto il cambio di casacca di Armando Floris, Gianluca Alfonsi (che, però, non è di Avezzano) e del gruppo giovanile.
Voci vicine al partito testimoniano divergenze di vedute a seguito di tali decisioni. Non tutti sarebbero d’accordo, insomma. Fratelli d’Italia è un partito in crescita e cerca quindi di rafforzare la propria posizione, al contrario di quella leghista che sembra già abbastanza solida. Sembrerebbe, però, che la discontinuità tanto sbandierata presenti delle fragilità. La Lega, infatti, ha sempre manifestato l’intenzione di chiudere con le vecchie logiche politiche devote ai famosi “cambi di casacca” e, in questo caso, non avrebbe gradito alcune scelte operate dagli alleati di coalizione. Parlare di venti di crisi è esagerato e fuori contesto, ma non è azzardato affermare che il Carroccio, una volta di più, chiederà a gran voce il candidato sindaco facendo appunto leva sulla discontinuità.
In questo clima di contraddizioni potrebbe infilarsi il centrosinistra, ambizioso a sfruttare le debolezze degli avversari. Qualora il Pd e le varie liste a supporto dovessero portare avanti un candidato conosciuto, stimato, apprezzato anche politicamente da gruppi civici e società civile, allora l’esito delle elezioni amministrative 2020 potrebbe non essere più così scontato. Si invertirebbe un trend che parte da lontano, da quelle regionali che hanno sancito, sì, la sconfitta del centrosinistra, ma che hanno presentato anche una piattaforma dalla quale ripartire.