Avezzano. L’ennesimo episodio di movida violenta che ha visto per protagonista il weekend avezzanese ha gettato nuove ombre sulla capacità, da parte del commissario prefettizio del capoluogo marsicano, Mauro Passerotti, di far fronte a quella che oramai è diventata una triste consuetudine. Di fatti analoghi a quello di sabato sera, l’ultimo mese e mezzo ne è pieno, e dopo i primi tentativi di giustificare le vicende ricorrendo al buon senso o comunque a una parziale razionalizzazione di ciò, il fronte degli scontenti cresce ogni giorno di più. Non si è più inclini ad accettare che il sabato sera diventi un “tana libera tutti”. Anche perché, diciamolo francamente, di normale non c’è assolutamente nulla.
“Non sono notoriamente tra quelli che la sera ‘si sta tanto bene a casa’. Mi piace uscire, cenare al ristorante, andare in piazza, prendere un gelato al bar per due chiacchiere con gli amici, e proprio per questo mi sembra che la nostra cittadina abbia perso la capacità di gestire le sue serate allegre, le ore di buio che trascorrono nella notte verso l’alba”. Lo dichiara Valerio Dell’Olio, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Avezzano e Marsica, anche nell’orbita dei papabili candidati sindaco. Uno sfogo che proviene da un professionista noto e apprezzato in città, residente, fra le altre cose, proprio nella zona più centrale della stessa.
“I giovani e le attività ‘specializzate’ al divertimento non possono più agire come se gli altri non esistessero, come se Avezzano fosse una sorta di zona franca, una sorta di parco divertimenti all’aperto che ignora barbaramente, le necessità di chi la mattina si alza presto per andare a lavorare, di chi è anziano ed ha diritto di riposare”.
“Prima abitare in centro era un privilegio, ora è una condanna: bisogna stare con le finestre chiuse per attenuare il rumore della musica incontrollata, degli schiamazzi, del rombo delle moto, e spesso dell’’odore’ diffuso di cucinato.
Tristemente si stanno dimenticando le persone normali, quelle che ogni giorno portano avanti questa nazione e che di notte chiedono solo di poter riposare per ricominciare di nuovo la mattina dopo. E’ la movida! e nel suo nome tutto è concesso”.
“Non si può più essere indifferenti: non si può deturpare la nostra città, seminare lattine e bottiglie ovunque, fare bisogni e vomitare negli angoli. Se non si interviene subito si finirà per esasperare gli animi e si creeranno ulteriori tensioni ed un’intolleranza diffusa. In città come Bologna, Firenze, Torino esistono regole ferree per l’inquinamento acustico e pene severe, come la sospensione o la revoca delle licenze commerciali, dei dehors e controlli diffusi delle persone sul territorio nei punti strategici. Noi siamo solo un piccolissimo paese e tutti conoscono chi e cosa attenzionare, bisogna volerlo prima che sia tardi”, conclude.
Un richiamo inequivocabile a una maggiore attenzione, sia da parte della pubblica amministrazione che da parte delle attività commerciali stesse, chiamate a recitare un ruolo non più marginale o subordinato ai controlli altrui.