Avezzano. Nessuno è in grado di spiegare il motivo che spinge l’uomo, sin dalla notte dei tempi, ad associare alle acque di un lago una quantità infinita di leggende e misteri. Il caso più clamoroso, da molti anni, è di certo quello del fantomatico mostro di Lochness, ma esistono centinaia di laghi in giro per il mondo, dove la gente è pronta a giurare di aver visto qualcosa. Anche il nostro Fucino non era da meno e, duemila anni prima di Lochness, nascondeva la strepitosa leggenda dell’antica città di Archippe, che come successe ad Atlantide nel suo mito, venne inghiottita dalle acque.
Di Archippe ne parlava già Plinio, ritenendola la più antica città che i Marsi costruirono sulle sponde del lago; in seguito Alexandre Dumas, che conosciamo bene per la frase sul prosciugamento del Fucino “Vedete bene che valeva la pena deviare di poche miglia il cammino per ammirare un’opera che l’antichità, se avesse saputo compierla, avrebbe chiamato l’ottava meraviglia del mondo”, affascinato anch’egli da questa mitologica città, studiò meglio le parole di Virgilio, nato cento anni prima di Plinio, secondo il quale Archippe era un Re, per la precisione il capo dei Lidi e figlio di Circe. Nell’Eneide, infatti, è scritto che il forte Umbrone, sacerdote e guerriero Marso, era stato mandato dal “rege di Archippe”.
La leggenda quindi sembra infittirsi: Archippe era il nome di una città o del suo Re? In ogni caso il dubbio più grande, proprio come per Atlantide, resta quello della sua collocazione: dove si trovava esattamente? Tanti studiosi l’avevano immaginata nella vecchia Arciprete, una piccola località in prossimità di Ortucchio, ma alcune recenti scoperte archeologiche scagionano la somiglianza fonetica ed etimologica tra Archippe e Arciprete e indicano invece che si trattasse proprio di Ortucchio. Questo perché in corrispondenza della fine dell’età del Bronzo, il lago Fucino ebbe un notevole innalzamento che sommerse definitivamente i villaggi più bassi come Luco dei Marsi e Ortucchio, ma solo in quest’ultimo sono stati ritrovati notevoli e numerosi reperti in bronzo, per la precisione tra la strada 28 e 29 del Fucino, un’area di parecchi ettari che venne abbandonata proprio intorno alla prima età del ferro, coincidente all’incirca con l’innalzamento delle acque.
Verità? Leggenda? In realtà una volta prosciugato il lago nessuno trovò mai con certezza i resti dell’antica città di Archippe, ma troppi sono i riferimenti storici per pensare che si sia trattato solo di una semplice leggenda. Oppure, forse è proprio il fatto che si tratti di una leggenda a renderla ancora così incredibilmente interessante, a distanza di tanti secoli.
Francesco Proia