Avezzano. Nei giorni scorsi sono iniziati ad Alba Fucens i lavori previsti dal progetto di restauro delle strutture, valorizzazione e sistemazione del sito archeologico e la ripresa della campagna di ricerche archeologiche nell’antica città romana, fondata alla fine del IV sec. a.C. alle pendici del Monte Velino.
“Il progetto complessivo” dichiara la soprintendente Rosaria Mencarelli “è stato finanziato nel 2016 per 1.000.000 di euro con la legge di stabilità e inserito tra i “cantieri della cultura”, mentre lo staff di tecnici della soprintendenza ha definito le fasi degli interventi esecutivi”.
Tra questi, comunica la soprintendenza, c’è l’obiettivo di migliorare la fruibilità dell’area archeologica, con opere che facilitino l’accesso all’area. Una parte importante è costituita dai restauri degli edifici già in luce; è prevista la revisione delle strutture murarie esistenti ai lati del sentiero, composte da materiale lapideo posto in opera a secco, che necessitano di interventi urgenti per evitare il progressivo degrado dovuto all’esposizione diretta agli agenti atmosferici, come si evince dal progetto redatto dagli architetti della soprintendenza Aldo Pezzi e Emanuela Criber.
Inoltre avanzano le indagini archeologiche, dirette da Emanuela Ceccaroni, funzionaria della soprintendenza, con l’obiettivo delle riportare alla luce le porzioni non ancora note delle tabernae, le botteghe che si aprivano lungo la via del Miliario. Sono già emerse le numerose fasi di vita di questi ambienti che furono lungamente utilizzati perché posti lungo la viabilità principale, nella quale è stato riconosciuto il tratto urbano della via Valeria. L’altro settore interessato dalle indagini si pone a confine tra l’area oggi visitabile e quella del Foro, la grande piazza rettangolare; lo scavo di un setto di terreno, posto direttamente sul basolato della via del Miliario, consentirà di aprire il percorso e introdurre i visitatori in un nuovo spazio, aumentando le opportunità di conoscenza e di permanenza nell’area archeologica.
Le prime campagne di ricerche archeologiche furono condotte dal 1949 al 1979 dall’università di Lovanio e dalla soprintendenza, per essere poi riprese dalla soprintendenza e da università italiane (Foggia, Napoli L’Orientale, Pisa) e straniere (Bruxelles) dal 2006 al 2013; in questi anni è stata riportata alla luce l’area attualmente visitabile, dove trovano spazio sia gli edifici di carattere pubblico che quelli privati.