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Al via oggi le commemorazioni per San Francesco e beato Tommaso da Celano

Redazione Attualità di Redazione Attualità
3 Ottobre 2012
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Tagliacozzo. Non sempre e non da tutti, in materia di fatti spirituali, le coincidenze possono essere considerate mere casualità che accadono in modo accidentale ed inaspettato: San Francesco muore in Assisi presso la Porziuncola la sera del 3 ottobre del 1226, Tommaso da Celano, suo primo biografo, poeta, letterato ed autore del Dies Irae, muore nel monastero delle Clarisse in Val de’ Varri, vicino a Tagliacozzo il 3 ottobre 1265. Ecco come il Celanese racconta gli ultimi istanti di vita del Poverello d’Assisi, gloria della Chiesa universale e dell’Ordine Francescano: “Erano ormai trascorsi vent’anni dalla sua conversione e, come gli era stato comunicato per divina rivelazione, la sua ultima ora stava per scadere… Da pochi giorni riposava in quel luogo tanto bramato (la chiesina della Porziuncola ndr), e sentendo che l’ora della morte era ormai imminente, chiamò a sé due suoi frati e figli prediletti, perché a piena voce cantassero le Lodi al Signore con animo gioioso per l’approssimarsi della morte, anzi della vera vita. Egli poi, come poté intonò il salmo di David: Con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore (Sal 141,1)…  Poi si fece portare il libro dei Vangeli, pregando che gli fosse letto il brano del Vangelo secondo Giovanni, che inizia con le parole: Sei giorni prima della Pasqua, sapendo Gesù ch’era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre(Gv 12,1; 13,1)… E dato che presto sarebbe diventato terra e cenere, volle che gli si mettesse indosso il cilicio e venisse cosparso di cenere. E mentre molti frati, di cui era padre e guida, stavano ivi raccolti con riverenza e attendevano il beato «transito» e la benedetta fine, quell’anima santissima si sciolse dalla carne, per salire nell’eterna luce, e il corpo s’addormentò nel Signore. Uno dei suoi frati e discepoli, molto celebre, del quale non dico il nome, perché essendo tuttora vivente non vuole trarre gloria da un sì grande privilegio, vide l’anima del santissimo padre salire dritta al cielo al di sopra di molte acque; ed era come una stella, grande come la luna, splendente come il sole e trasportata da una candida nuvoletta”. Quindi Tommaso da Celano si produce in un mirabile elogio ricco di venerazione per il suo Serafico Padre:  “Mi si lasci, dunque, esclamare così: «Quanto glorioso è questo Santo, di cui un discepolo contemplò l’anima ascendere in cielo. Bella come la luna, splendente come il sole (Ct 6,9), mentre ascendeva raggiava di gloria in mezzo ad una nube candida. O vera luce del mondo, che rifulgi più del sole nella Chiesa di Cristo, già ci hai nascosto i tuoi raggi e, ritirandoti nella splendida patria celeste, hai scambiato la nostra compagnia di miseri mortali con quella degli angeli e dei beati! O insigne specchio della nostra religione, non deporre con la tua carne mortale la cura dei tuoi figli. Tu sai bene in quali pericoli li hai lasciati, ora che nelle innumerevoli fatiche e nelle frequenti prove non ci sei più tu che con la tua benevola presenza in ogni momento li confortavi e li rianimavi. O padre santissimo, veramente misericordioso, sempre pronto alla compassione e al perdono per i tuoi figli erranti! Ti benediciamo, dunque, padre amoroso, unendo la nostra alla benedizione dell’Altissimo, il quale è sempre Dio benedetto su tutte le cose. Amen”. (Dal Capitolo VIII della Vita Prima di San Francesco d’Assisi – Tommaso da Celano). Tommaso nacque a Celano nel 1200 circa, forse era figlio di uno Signori di quella Contea; entrò nell’Ordine Francescano nel 1215, accoltovi direttamente dal Fondatore. Egli stesso dà questa notizia autobiografica nel XX Capitolo della Vita Prima al n. 57: “…Ritornato a Santa Maria della Porziuncola (San Francesco tornò in Assisi dopo il viaggio in Spagna ndr), non molto tempo dopo gli si presentarono alcuni uomini letterati e alcuni nobili, ben felici di unirsi a lui”; annoverandosi quindi tra “quidam litterati viri et quidam nobiles”, essendo già, forse, sacerdote. Nel Capitolo Generale dei frati del 1221 si offrì volontario per la difficile missione in Germania guidata dal ministro provinciale Cesario da Spira, e in quelle regioni teutoniche fu dal 1222 Custode dei conventi di Magonza, Worms e Colonia e l’anno dopo vicario di Cesario ritornato in Italia. Successivamente alla morte di San Francesco, alla quale molto probabilmente egli dovette assistere, Tommaso, il 19 marzo 1227, ebbe l’incarico da papa Gregorio IX di scriverne la biografia ufficiale per la canonizzazione. Quest’opera è conosciuta come “Vita Prima” e venne presentata al Papa il 25 febbraio 1229. Sotto il generalato di fra’ Crescenzio da Jesi (1244 – 1247) scrisse la “Vita Seconda”, da lui intitolata “Memoriale in desiderio animae de gestis et verbis sanctissimi Patris nostri”, e la completò, dopo reiterati inviti del ministro generale Giovanni da Parma (1247- 1257), con il “Tractatus de miracolis” (1250- 1252). Altre opere del celanese furono: la “Legenda ad usum chori” (1230), la “Legenda S. Francisci” e l’Officium rythmicum (1230 -1235) e la “Legenda S. Clarae Virginis”. Tutto l’impianto delle opere di Tommaso da Celano fu messo da parte per una disposizione del Capitolo di Parigi del 1266 che proscrisse tutte le biografie di San Francesco in favore della cosiddetta “Legenda Maior” di S. Bonaventura del 1263. Tommaso fondò i conventi di Tagliacozzo nel 1223 e di Celano nel 1256 e fu artefice del passaggio alla Regola Clariana del monastero benedettino di S. Maria in S. Giovanni di Val de’ Varri nel 1250. In questo luogo trascorse gli ultimi anni della sua vita come padre spirituale delle monache e vi si spense, come già ricordato, il 3 ottobre 1265 in fama di santità. Autori abruzzesi hanno scritto che: “…correndo voce di prodigi manifestati presso il sepolcro del b.Tommaso in Val dei Varri, come splendori nella notte, il popolo si recava a venerarlo”. Da subito fu quindi considerato Beato vox populi ma nei primi anni del XVI secolo, il suo sepolcro si trovò sprovvisto della custodia. I Frati francescani di Tagliacozzo, che per diritto avevano assorbito i beni del monastero ormai abbandonato dalle Clarisse, portarono le reliquie del corpo del Beato nella Chiesa di San Francesco ove tuttora si venerano. Mercoledì prossimo, 3 ottobre, alle ore 17.30, il Rev. Padre Gabriele D’Addario, Guardiano del Convento, presiederà la Santa Messa e il rito del Transito di San Francesco: cioè il ricordo della morte attraverso gli scritti del Beato Tommaso da Celano. Giovedì 4 ottobre poi, una Solenne Celebrazione Eucaristica sarà presieduta da Padre Attilio Terenzio e concelebrata dai Padri Conventuali e dai Parroci della Città. Durante la Santa messa il Sindaco di Tagliacozzo rinnoverà l’offerta dell’olio della lampada che arde durante l’anno presso la statua di San Francesco e la tomba del Celanese. Vincenzo Giovagnorio
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