Avezzano. È andato in scena ieri sera al Teatro dei Marsi di Avezzano “Il malato immaginario di Molière”, con Gioele Dix e Anna Della Rosa. Dopo aver debuttato a Milano con un mese di sold out e aver riscontrato nelle più importanti italiane un grandissimo successo, la “Stagione di Prosa” ha portato sul palcoscenico marsicano la commedia moleriana, rappresentata per la prima volta nel 1673, anno della morte dell’autore, a cura del regista Andrée Ruth Salammah, come omaggio a Franco Parenti a 25 anni dalla scomparsa. Il protagonista Argan, interpretato con ironia e intelligenza da Gioele Dix, memorabile in calzerotti e cuffia, passa la sua vita tra la poltrona, il letto, i salassi, la toilette, gli antibiotici e i clisteri, ossessionato da una ‘malattia’ che crede incurabile e circondato da medici inetti e farmacisti furbi, ben contenti di alimentare le sue ansie per il loro interesse. Sotto la candida cuffia a pizzi e nella vestaglia bianca si trova una debolezza innata, un’incapacità genetica di prendere qualsiasi decisione, un uomo vittima di se stesso e burattino nelle mani di chi gli sta attorno. Accanto ad Argan- Dix troviamo Antonietta, interpretata da una straordinaria Anna Della Rosa, cameriera tuttofare e vivace impicciona sfrontata. Un bel gioco, quello tra i due personaggi, basato su complicità, dispetti e rancori. Intorno a loro, personaggi che Molière rende vividi con pochi tratti: una figlia sciocca con il fidanzato speranzoso, una moglie avida e meschina e tutto l’universo di medici intenti ad assecondare le ansiose debolezze e le insicurezze del malato immaginario. Una commedia divertente, che fa riflettere e che ha conquistato il pubblico del Teatro dei Marsi. Per l’occasione, MarsicaLive ha incontrato Anna Della Rosa, l’applauditissima Antonietta.
D: Prima di tutto, grazie per la disponibilità. Riguardo al personaggio che lei porta in scena, ha cercato di darvi un’impronta più personale – aggiungendo del suo – o si è tenuta fedele a quanto riportato nel testo originale?
R: Un attore si tiene fedele al testo originale e ci mette del suo. Una cosa non esclude l’altra, anzi: ciò che rende speciale un’interpretazione è quanto è capace di mettere se stesso al servizio dell’autore, mettere se stesso significa la propria intelligenza, la propria sensibilità, la propria fisicità.
D: Sono circa due anni che portate in scena questo spettacolo. Da subito, infatti, ha ottenuto un grande successo. Qual è, secondo lei, il segreto di tutto ciò? Come mai è così amato dal pubblico?
R: Perché Molière è un genio e questo spettacolo non è in conflitto con Molière ma permette a Molière di esprimersi nella sua ricchezza. Dunque si ride della morte, si esorcizza la morte, ci si emoziona, è toccante ma allo stesso tempo irriverente e ci sono delle dinamiche servo-padrone , innamorati, genitori-figli, tutti temi molto umani. E perché c’è una compagnia strepitosa di attori molto bravi.
D: Personalmente, come attrice e performer, qual è il tipo di pubblico che preferisce? Quello attento a ogni singolo dettaglio che scruta lo spettacolo – anziché goderselo – oppure un pubblico più leggero e che si lascia trasportare con più entusiasmo?
R: Io non preferisco nessun pubblico, penso che il pubblico abbia diritto di andare a teatro con le aspettative che vuole. Preferisco il pubblico che sceglie di andare a teatro, non quello che è trascinato ma non ha nessuna voglia, o quelli a cui hanno dato due omaggi ma non gliene frega niente. Ma per il resto non lo giudico affatto, anzi sono grata al pubblico che viene a teatro, mi sembra sempre magnifico e sorprendente.
D: Cambiando argomento: inevitabile un riferimento a “La Grande Bellezza” del 2012 in cui lei ha recitato. Sono passati 5 anni da quando conquistò il mondo, ma è cambiata la sua percezione di quel lavoro? Ha avuto modo di considerarlo sotto altri aspetti?
R: No, non è cambiata. A volte mi capita di assistere a delle scene e pensare “questo è molto sorrentiniano” e penso perché Sorrentino è un genio e quindi ti mette una lente sulla realtà che fa si che questa realtà ti parli in modo differente. A me capita di accorgermi di cose di cui forse prima non mi sarei accorta e dire “caspita, come ha ragione Sorrentino!”
D: Sempre riguardo questo film, le andrebbe di raccontarci qualche aneddoto vissuto in prima persona?
R: Carlo Verdone è un attore straordinario e questo lo sappiamo perché lo abbiamo visto al cinema tante volte ed è una persona straordinaria. Mi ha messo a mio agio immediatamente, veramente è stato un piacere lavorare con lui. Con Servillo ho avuto l’onore di lavorare quattro anni, è un’artista straordinario e mi sono sentita a casa. Non ci sono aneddoti, l’aneddoto è che era tutto organizzato in maniera strepitosa, con una calma e una cura ineccepibile. Sorrentino è sempre gentilissimo, attentissimo, calmissimo, molto rassicurante, capace di gestire una macchina di 500 comparse, reparti tecnici numerosi, complessi di un’efficienza strepitosa.
D: Anna Della Rosa come attrice di teatro o di cinema? Come si vede per il futuro?
R: Un’attrice di cose belle, che sia cinema o teatro!
@AntenucciGiulia