Avezzano. Il liceo artistico Bellisario ospita una serie di conferenze degli insegnanti dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Primo incontro sul reportage fotografico oggi, 5 aprile, si è svolto nell’aula Magna del liceo artistico Bellisario l’incontro con il prof. Danilo Balducci sul tema del reportage fotografico.
“Per scardinare le coscienze c’è bisogno di vedere e affrontare la realtà dei fatti“, le parole di Danilo Balducci, fotografo e professore dell’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, che ha raccontato a noi alunni del Liceo Artistico V. Bellisario la sua esperienza come fotografo di reportage. La fotografia di reportage è diversa rispetto alla classica fotografia. Quando si sceglie questo genere, il professionista effettua scatti particolari, mettendo in evidenza dettagli e sfumature in grado di raccontare una storia. In particolar modo, Il professor Balducci, ci ha mostrato una serie di reportage riguardanti guerre, proteste, immigrazioni e condizioni di vita disumane tanto da
catturare l’angoscia, la disperazione e povertà dei soggetti. Sceglie di inquadrare una determinata scena, scartandone altre migliaia, e quel singolo fotogramma diventa lo specchio dell’anima del soggetto, andando oltre l’aspetto estetico e catturandone la sua interiorità, i suoi pensieri e emozioni che definiscono la sua essenza.
In situazioni così intense di fronte alle quali ci si ritrova, la fotografia e lo stesso fotografo fungono da spugna, una spugna impregnata di dolore che assorbe una grande quantità di tristezza e sofferenza difficile da estirpare. La scelta di convertire molte delle fotografie in bianco e nero, concorre a focalizzare lo sguardo verso il fulcro della scena, mettendo da parte il colore, possibile distrazione per l’occhio. Un altro fondamentale argomento trattato oggi con il professore è la fotografia etica. È giusto invadere l’intimità di una persona per scattare una fotografia? Fino a quanto può spingersi un fotografo? La fotografia etica è di fatto un insieme di regole etiche il cui scopo è quello di indicare come fare fotogiornalismo in modo equo, equilibrato e imparziale, anche in situazioni o contesti difficili. A tal proposito è stato fondamentale trattare l’esperienza di Kevin Carter.
Kevin Carter è stato un fotografo noto per la sua fotografia vincitrice del Premio Pulitzer del 1994, che ritraeva una bambina collassata per la malnutrizione mentre si reca ad un centro di alimentazione dell’ONU, mentre un avvoltoio attende a pochi passi da lei. Divenne la rappresentazione del comportamento del governo di fronte alla situazione nel Sudan, travolto da una profondissima carestia. Sollevò inoltre, un importante dibattito sull’etica del giornalismo e della fotografia. Il fotografo venne accusato di non essere intervenuto a soccorrere la bambina per
privilegiare invece la presa dell’immagine per fini giornalistici. La situazione si aggravò al punto che decise di suicidarsi. Il caso di Kevin Carter evidenzia la complessità etica che i fotografi affrontano nel loro lavoro, specialmente di fronte a situazioni estreme come la povertà, la guerra o le catastrofi naturali.
Nella fotografia etica inoltre, è vietata la manipolazione fotografica, cioè l’alterazione dell’immagine e del suo significato e il lavoro di post-produzione dovrebbe concentrarsi solo sulla correzione di problemi tecnici. Purtroppo oggi è sempre più frequente la pubblicazione di immagini falsificate che raccontano concetti totalmente differenti, alterando la memoria collettiva delle persone e della storia, un problema ancora più significativo con l’avvento delle tecnologie di manipolazione delle immagini e la diffusione delle piattaforme di
social media. Concludo parlando di quanto sia importante seguire le regole della fotografia etica, la vera
fotografia e con essa la cultura, che hanno il potere di catturare momenti, emozioni e bellezze del mondo in modo unico. Allenare e riempire la propria mente di informazioni e comprendere l’ambiente in cui si vive può generare un'arte significativa e portare ad un profondo impatto a livello sociale e culturale”.