L’Aquila. Sono sempre di più le aggressioni al personale sanitario, dai medici, agli infermieri fino ad arrivare agli altri operatori di servizio “sul fronte” dei pronto soccorso, ambulanze e reparti ospedalieri. Nel 2022 sono aumentate del 60,87% fra gli operatori della Croce Rossa.
Particolarmente preoccupanti i dati sulla tipologia dell’aggressore: nel 20,48 % dei casi è avvenuta da
parte di un gruppo e, in quasi la metà dei casi (44,18%), l’aggressore era un utente.
I medici ammettono in oltre il 90% dei casi di non sentirsi tutelati e più del 50% dichiarano di avere una percezione di pericolo sul lavoro, secondo una survey presentata a Bari in occasione della giornata dedicata alla prevenzione del fenomeno che vanta un altro odioso primato: quello di colpire soprattutto le donne, 7 volte su 10. “Sono ancora troppe le aggressioni ai danni di chi lavora in Pronto Soccorso, nei nostri ospedali o in altre strutture al servizio dei cittadini, l’Inail ha verificato che in tre anni si sono verificate più di 4 mila aggressioni.
Con la violenza non si risolvono i problemi e non si curano le persone” ha scritto la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli in occasione della giornata. In attesa dei dati più precisi l’aumento dei posti di polizia nelle aree più a rischio sembra dare i primi effetti ma non basta, e prima che accada qualcosa di estremo l’ordine dei medici attraverso il presidente Filippo Anelli propone di chiudere i servizi troppo a rischio e non protetti. Nel pacchetto di proposte dei medici c’è il miglioramento della comunicazione con i familiari dei pazienti in contesti come il pronto soccorso in cui la conflittualità è elevata, attraverso la presenza di un mediatore, oltre che delle forze dell’ordine e la definizione di procedure per l’applicazione della procedibilità d’ufficio prevista dalla Legge
223/20. I medici chiedono anche la riorganizzazione dei presidi territoriali per evitare l’isolamento degli
operatori, campagne di educazione nelle scuole e una figura per il supporto psicologico ai medici vittime di
episodi di violenza. Ma anche i direttori sanitari decidono di alzare gli scudi a difesa del personale e la Fiaso, la
Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere, ha rivolto l’invito ai direttori generali delle aziende
associate a farsi carico delle denunce, non solo dei casi di violenza più grave per i quali è già prevista la
procedibilità d’ufficio, ma per tutti gli episodi anche di minacce così da rafforzare l’impegno nel garantire un
ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutti.
“La riattivazione negli ultimi mesi dei posti di polizia all’interno delle strutture ospedaliere, in particolare nei reparti di emergenza-urgenza, rappresenta un passo avanti nella giusta direzione.
Proprio grazie alla presenza di un agente di Polizia è stata evitata un mese fa l’aggressione a
un medico al pronto soccorso del Policlinico di Bari. Dobbiamo adesso fare di più sul piano della prevenzione”,
ha spiegato il presidente Giovanni Migliore, che annuncia la creazione di un tavolo tecnico che riunirà Prefetti,
magistrati, sindacati, direttori generali, psicologi ed esperti di sicurezza sul lavoro per la redazione di un
documento con linee guida per la prevenzione degli atti di violenza nei luoghi di cura. “Sarà rivolto a tutte le
aziende del settore sanitario, con l’obiettivo di favorire la diffusione di buone pratiche per la prevenzione e la
gestione dei casi critici”, afferma Migliore.