Roma. Lutto nel mondo del giornalismo: è morto Gianni Minà. Il giornalista, scrittore e conduttore televisivo è scomparso dopo una breve malattia cardiaca, come riporta la sua pagina su Facebook. “Non è stato mai lasciato solo, scrivono i suoi collaboratori, “ed è stato circondato dall’amore della sua famiglia e dei suoi amici più cari”.
Minà aveva 84 anni. Nato a Torino, aveva iniziato la sua carriera giornalistica nel 1959 a Tuttosport, di cui è stato direttore dal 1996 al 1998.
Il suo esordio in Rai è stato nel 1960, quando ha iniziato a fare il collaboratore dei servizi sportivi per le Olimpiadi di Roma. Cinque anni dopo aveva esordito nel mitico programma sportivo Sprint diretto da Maurizio Barendson. Minà cominciò a realizzare i suoi indimenticabili reportage e documentari curando rubriche che hanno segnato per sempre il linguaggio giornalistico della Tv, come i suoi servizi per Tv7, Az, Un fatto come e perché, i servizi spiciali del Tg, Dribbling, Odeon, Gulliver e Tutto quanto fa spettacolo.
Ha seguito otto mondiali di calcio, sette olimpiadi e innumerevoli mondiali di pugilato. Vicino soprattutto a Muhammad Ali, con il quale iniziò una lunga amicizia. Proprio la boxe era la sua grande passione sportiva: celebre il programma realizzato per la Rai intitolato Facce piene di pugni.
Con Renzo Arbore e Maurizio Barendson fonda ‘L’altra domenica’. Nel 1976 viene assunto al ‘Tg2’ diretto da Andrea Barbato. Nel 1981 vince il ‘Premio Saint Vincent’ in qualità di miglior giornalista televisivo dell’anno. Dopo aver collaborato con Giovanni Minoli a ‘Mixer’, debutta come conduttore di ‘Blitz’, programma di Raidue di cui è anche autore, che accoglie ospiti come Eduardo De Filippo, Federico Fellini, Jane Fonda, Enzo Ferrari, Gabriel Garcia Marquez e Muhammad Ali.
Nel 1987 Minà diventa famoso in tutto il mondo per un’intervista di sedici ore con Fidel Castro, il presidente cubano, per un documentario da cui viene tratto un libro: il reportage intitolato ‘Fidel racconta il Che’.