Pescasseroli. Acqua nel Fucino, i 25 motivi del ricorso al Tribunale Superiore delle Acque delle associazioni Rewilding Apennines, Forumambientalista e Salviamo l’Orso: “la Regione Abruzzo punta sul sovra-sfruttamento delle risorse idriche della Piana per l’irrigazione illudendo gli stessi agricoltori”.
“ARPA ha clamorosamente sbagliato la formula per il calcolo del Deflusso Ecologico da rilasciare nel fiume Giovenco permettendone la captazione per centinaia di l/s, non sono state esaminate alternative progettuali pure esistenti, si vuole costringere a una seconda fase d’intervento che prevede la distruzione del sito Natura2000 della conca di Amplero fondamentale per l’Orso bruno marsicano; usati dati non veritieri e concessa una sanatoria postuma per i prelievi abusivi per milioni di mc con sanzione irrisoria di 35.000 euro. Tenuto nel cassetto uno studio dell’Università di L’Aquila che accertava la reale disponibilità di metà delle risorse idriche. Serve diminuire la domanda con colture meno idro-esigenti, non sfruttare in maniera forsennata le falde rischiando pure di incidere sull’approvvigionamento di acqua potabile. Enti farebbero bene a revocare in autotutela i propri pareri”. Hanno dichiarato le associazioni.
“La Regione Abruzzo ha puntato tutto su un progetto per l’irrigazione del Fucino fondato sul sovra-sfruttamento di una risorsa preziosa e limitata come l’acqua, captando come se non ci fosse un domani dal Fiume Giovenco, già sotto pressione, da due sorgenti, Restina e Boccione, anch’esse in sofferenza e dalla falda attraverso 27 pozzi. Si era partiti sostenendo che il progetto avrebbe dovuto ridurre i prelievi, soprattutto da pozzo, per evitare di intaccare la preziosa falda ma si è arrivati a concedere prelievi da pozzo maggiori di prima, 3.095 litri al secondo contro 2.700 l/s, quasi 400 l/s in più. Alla fine hanno pure ammesso che in piena estate ormai il Giovenco e le sorgenti vanno quasi in secca e che si punterà quasi esclusivamente da pozzi ma hanno chiesto e ottenuto lo stesso anche l’acqua del fiume, per ben 320 l/s e sorgenti per 218 l/s. Stiamo parlando all’incirca della stessa quantità d’acqua potabile consumata in tutta la provincia di L’Aquila e forse anche di più! Il procedimento è stato costellato da gravissime forzature, pure con documenti inequivocabilmente non veritieri. Per dire, sono state le associazioni a far emergere durante il procedimento di V.I.A., anche con accessi agli atti, una cosa che era stata taciuta nei documenti: per oltre un decennio sono state prelevate grandissime quantità di acqua – milioni e milioni di mc – da pozzi abusivi e senza contatori che ora sono stati “sanati” con una Valutazione di Impatto Ambientale postuma e con una sanzione irrisoria da 35.000 euro. Addirittura hanno continuato a captare dal Giovenco a concessione scaduta dal 2017, per dire i livelli di caos raggiunti” così le associazioni Forumambientalista, Salviamo l’Orso e Rewilding Apennines commentano il ricorso depositato dall’Avv. Michele Pezone al Tribunale Superiore delle Acque per chiedere l’annullamento di tutti gli atti di assenso della Regione Abruzzo e di altri enti rilasciati a maggio e giugno scorsi al progetto irriguo del Fucino. Intervento che prevede, oltre le captazioni per fiume Giovenco, sorgenti Restina e Boccione e pozzi, la realizzazione di una rete a pressione di 200 km sulla parte orientale della piana.
Una dei pareri più sconcertanti è quello dell’Autorità di Bacino. Da un lato ammette nero su bianco che i dati presentati nel progetto non sono attendibili e che manca un bilancio idrico, idrologico e idrogeologico per l’intera Piana prescrivendone l’elaborazione. Dall’altro, poche righe oltre, rilascia parere positivo. Con un paradosso: le associazioni hanno scoperto con un accesso agli atti in regione che uno studio sul bilancio idrologico della piana esiste ma è stato tenuto nel cassetto! L’Università di L’Aquila, committente proprio il Consorzio di Bonifica, nel 2008 aveva stabilito che per l’agricoltura nelle annate piovose erano disponibili al massimo 5 milioni di mc/mese a luglio ed agosto per tutti i 13.000 ettari della Piana. Negli anni di aridità si scende a 2-3 milioni di mc/mese. Questo senza considerare i deflussi da rilasciare nell’alveo del fiume Giovenco, nei canali ecc. e senza considerare che nel frattempo la crisi climatica sta esacerbando i periodi di scarsità idrica. Ebbene, nel progetto sono stati concessi ben 4 milioni di mc/mese per soli 5.100 ettari; facendo le proporzioni, per tutta la Piana servirebbero 10 milioni di mc/mese, il doppio dell’acqua che c’è veramente negli anni favorevoli! Ciononostante, la Regione Abruzzo ha classificato in stato quantitativo “buono” il corpo idrico sotterraneo del Fucino, ignorando la triste realtà che è anche in questi giorni sotto gli occhi di tutti con lo stesso consorzio che ha chiesto lo stop totale all’irrigazione. Questo escamotage ha permesso di condurre analisi meno approfondite di quelle che ci vorrebbero in presenza di un corpo idrico sotto pressione.
Dal procedimento sono stati inopinatamente estromessi i comuni di Luco dei Marsi ed Avezzano, quando nel progetto sono stati inseriti tre pozzi ricadenti nel primo comune e uno nel secondo. La norma sulla VIA impone di coinvolgere tutti i comuni in cui ricadono le opere, anche perché devono pubblicare sui loro albi pretori gli avvisi rivolti ai cittadini che devono essere informati sull’esistenza del progetto. Pertanto appaiono palesemente violati sia il diritto alla partecipazione che quello alla trasparenza.
La V.I.A. rilasciata “postuma” ha omesso di valutare gli impatti pregressi, come stabilito dalle sentenze della Corte di Giustizia Europea. Addirittura l’ARPA nel calcolo del Deflusso Ecologico del Fiume Giovenco, cioè della portata che deve rimanere in alveo dopo la captazione prevista dal progetto appena a monte di Pescina, ha fatto ben tre clamorosi errori, scambiando erroneamente cifre, omettendo l’esistenza della captazione della Ferriera che già incide sul fiume Giovenco a monte e inserendo i dati di portata media calcolata su tutto l’anno, quindi anche nei mesi invernali di maggiore afflusso, quando avrebbe dovuto inserire nella formula esclusivamente le portate dei mesi irrigui (da aprile a settembre, quando la portata del fiume è più bassa). Così facendo ha sovrastimato la portata reale del fiume ammettendo quindi la possibilità di autorizzare una nuova captazione.
Non sono state esaminate le alternative di progetto, come è obbligatorio fare per legge. Eppure nell’intervento originario erano previsti prelievi meno invasivi, con la realizzazione a valle di Pescina di una vasca di stoccaggio da milioni di mc di capacità di invaso dove raccogliere l’acqua in pieno inverno, con funzioni anche di mitigazione del rischio alluvione. Tutto cancellato senza neanche mettere a confronto questa opzione con quella poi approvata, che non prevede alcun stoccaggio nel periodo invernale.
Desta enorme preoccupazione il fatto che nel parere del Comitato V.I.A. il progetto approvato venga inserito in un intervento più ampio che prevede la realizzazione dell’invaso della Conca di Amplero tra Collelongo e Villavallelonga da 13,8 milioni di mc di capacità. Anzi, il progetto attuale ne diventa la premessa, in quanto le opere previste sono funzionali all’invaso di Amplero. Un modo per indirizzare e pregiudicare le scelte future verso un intervento che devasterebbe un sito protetto a livello europeo, classificato come Zona Speciale di Conservazione per l’Orso bruno marsicano e per tante altre specie e habitat. Per realizzare un invaso bisognerebbe coprire l’intera conca con uno spessore di diversi metri di materiale impermeabile, con sbancamenti e movimenti di terra enormi. Il tutto avverrebbe in una delle più belle aree di rilievo archeologico d’Abruzzo. Peccato che tale intervento “quadro” non sia stato mai assoggettato né a Valutazione di Incidenza Ambientale né a Valutazione di Impatto Ambientale. Un modo per forzare la mano mettendo tutti davanti a scelte già compiute che è stato duramente censurato nel ricorso.
“A nostro avviso diversi enti, a partire dal Comitato VIA, dall’Autorità di Bacino e dall’ARPA, che hanno rilasciato pareri favorevoli farebbero bene a revocarli in autotutela viste le gravissime incongruenze per non dire di peggio che abbiamo letto e riportato già nelle osservazioni durante l’iter di approvazione” continuano le associazioni. “Dispiace che la Regione sia stata refrattaria al confronto nel merito, addirittura arrivando a pubblicare in maniera irregolare il secondo avviso al pubblico e omettendo le controdeduzioni alle osservazioni propositive che avevamo prodotto. Hanno pure accettato integrazioni dai proponenti ad un progetto palesemente carente se non fuorviante del tutto fuori tempo massimo rispetto ai termini perentori imposti dalla legge. Auspichiamo che gli stessi agricoltori leggano le carte: scopriranno che rischiano la beffa, perché per i loro investimenti conteranno su un’acqua che non c’è. Del progetto salviamo solo la rete a pressione. La via maestra non è inseguire l’offerta di acqua ma puntare su diminuire la domanda e, cioè, su colture meno idro-esigenti e cicli meno spinti, come stanno facendo da anni altri paesi dell’area del Mediterraneo. E’ quanto prevedono anche i documenti strategici del nostro paese per prepararsi alla crisi climatica; fa specie che la prima a non applicare queste indicazioni sia la Regione Abruzzo”.
Le associazioni ringraziano per il supporto e l’organizzazione nella lotta il Comitato Salviamo il Fiume Giovenco e le associazioni della valle del Giovenco “Che Fare” di Ortona dei Marsi, “Quelli di Amarena” di San Sebastiano e “Comitato Civico Ponte Giovenco” di Pescasseroli.”.