Avezzano. Comuni e consorzi che prelevano acqua per il consumo idropotabile impoverendo i fiumi non producono danno alle centrali idroelettriche a valle e, quindi, la richiesta risarcitoria, nei confronti degli stessi comuni, per riduzione di produzione di energia elettrica, è da ritenersi non motivata. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione rigettando il ricorso presentato da Enel Green Power Spa contro la decisione del Tribunale delle Acque Pubbliche che aveva dato ragione al Consorzio Acquedottistico Marsicano e al Comune di Castellafiume nella controversia sorta con Enel Green Power Spa.
In sostanza il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche aveva ritenuto che l’acqua che viene captata a monte degli impianti delle centrali idroelettriche non determina la sottrazione definitiva dell’acqua prelevata dal bacino poiché “l’acqua potabile consumata da qualsiasi comune, e quindi anche da quelli consorziali, torna nel corso d’acqua a valle, dopo essere stata depurata oppure no e quindi le relative portate non sono affatto sottratte al bacino”. Con la conferma della decisione del Tribunale delle Acque Pubbliche il Comune di Castellafiume non dovrà sborsare la somma di due milione di euro che l’Enel Green Power spa aveva chiesto a titolo di risarcimento per il preteso danno causato dalla riduzione della portata di acqua del fiume Liri e quindi dalla diminuzione della produzione di energia elettrica.
La vicenda si trascina da diversi anni, da quando cioè l’Enel spa titolare di numerosi impianti idroelettrici alimentati dalle acque del fiume Liri e dei suoi affluenti avviò una causa civile nei confronti dei comuni di Castellafiume, Consorzio Acquedottistico marsicano e Regione Abruzzo sostenendo che comune e consorzio avrebbero captato l’acqua, per scopi idropotabili, senza titolo concessorio, causando un danno alla produzione elettrica. Facendo propria la tesi del difensore del comune di Castellafiume, l’avvocato Moreno di Cintio, il Tribunale Superiore delle Acque pubbliche aveva ritenuto che, nonostante “l’illecito prelievo”, l’Enel non tenendo conto “della incidenza della restituzione delle acque a monte delle centrali sulla riduzione in concreto dell’energia prodotta in tali impianti ha finito con il trasformare, suggestivamente, l’acqua in petrolio”.