Canistro. “La Santa Croce, essendo proprietaria del marchio, ha il diritto di imbottigliare acqua da altri stabilimenti e di venderla con la stessa etichetta evidenziando nella bottiglia la provenienza e le caratteristiche. Non c’è nessuna violazione di legge, non capiamo come si possa gridare allo scandalo, soprattutto da parte di chi, in testa la Regione Abruzzo, Comune di Canistro e rappresentanti dei lavoratori, non ha mai risposto alle nostre istanze, negando ogni proroga, in sostanza determinando lo stop della produzione”.
È la ferma risposta del patron della Santa Croce Spa, Camillo Colella, alle accuse legate al fatto che, sugli scaffali di alcuni supermercati abruzzesi, ci siano bottiglie con il marchio Santa Croce contenenti acqua della sorgente molisana del comune di Castelpizzuto, in provincia di Isernia.
“Ci sono marchi a livello nazionale ben più importanti di noi che fanno la stessa cosa avendo più concessioni in diversi siti produttivi in varie regioni italiane – spiega ancora Colella – Oggi, leggendo i giornali, sembra una sorpresa, ma da qualche settimana ho annunciato pubblicamente che per mantenere impegni con clienti e fornitori, l’azienda avrebbe utilizzato altri stabilimenti”.
“Nel caso dell’acqua molisana, poi, le caratteristiche organolettiche sono molto simili in quasi tutti gli indicatori. Abbiamo dovuto accelerare questa soluzione dopo che, da 10 giorni, lavoratori e sindacati in mobilitazione, impediscono a noi e a tanti altri lavoratori dell’indotto con un esercizio illegale del diritto di sciopero, di entrare nello stabilimento di mia proprietà e di poter usufruire delle importante scorte di magazzino e di serbatoio”, continua Colella.
“Ho rilevato questa azienda evitando un fallimento sicuro, l’ho risanata e rilanciata, che cosa volevano Regione e Comune di Canistro, che lasciassi campo aperto al nuovo gestore che loro hanno individuato? – si chiede l’imprenditore – Santa Croce non va via da Canistro, anzi intende partecipare al bando in scadenza il prossimo 15 dicembre, ricordando a tutti che è proprietaria del marchio e dello stabilimento”.
La Santa Croce, che ha attivato un contenzioso contro la Regione, ha avviato le procedure di mobilità nei confronti dei 75 dipendenti, “non avendo noi altra scelta visti i continui dinieghi alle quattro istanze di proroghe alle quali si è risposto con il sequestro della saracinesca”.
Il patron annuncia che domani chiederà ancora una volta a istituzioni e forze dell’ordine di poter entrare nello stabilimento presidiato da sindacati e lavoratori: già nei giorni scorsi Colella aveva presentato un esposto denuncia tra gli altri alla procura della Repubblica di Avezzano, per denunciare l’attuazione “attraverso condotte delittuose” dello sciopero da parte di dipendenti e sindacati.
“La Regione e il Comune di Canistro hanno risposto alla mia iniziativa annunciando a loro volta un esposto per denunciare che l’acqua nello stabilimento è stata imbottigliata senza autorizzazione e per chiedere il sequestro dello stabilimento – puntualizza ancora – A parte la riflessione che Regione e Comune sono convinti di aver ragione prima dei processi sostituendosi a giudici e magistrati, comunque sono favorevole a un serio intervento della magistratura che rispettiamo come istituzione e come decisioni, così potranno emergere le tante ingiustizie che ha subito e subisce ancora la Santa Croce”.
“Per esempio, i cittadini devono sapere che, chiudendo la saracinesca da diverso tempo e chissà per quanto ancora, un’acqua così pregiata viene scaricata nel fiume con un evidente danno erariale, in questo senso presenteremo un esposto alla Corte dei conti – conclude Colella – Era più logico, come accade in altri casi, attendere la nuova aggiudicazione prima di chiudere la sorgente”.