Avezzano. Accusati di violenza sessuale nei confronti della figlia minorenne erano stati condannati a sei anni di reclusione. Ora la madre e l’ex compagno sono stati assolti in appello. Alla luce delle accuse la bimba era stata tolta alla madre e affidata esclusivamente al papà. Ad assolvere i due imputati perché il fatto non sussiste i giudici della corte d’Appello dell’Aquila, presidente Carla De Matteis, a latere Maria Gabriella Tascone e Laura D’Arcangelo.
Si tratta di una donna marsicana e del suo ex compagno accusati di aver abusato sessualmente della figlia di lei. Le violenze, secondo quanto emerso dagli atti dell’indagine, sarebbero maturate nell’abitazione in cui la madre della bambina risiedeva con il convivente all’epoca dei fatti, all’interno di quello che sarebbe dovuto essere un ambiente sicuro e accogliente. Quando la piccola frequentava la casa della mamma e del convivente i suoi genitori erano separati e l’affido della figlia era condiviso. Tuttavia, a processo ancora in corso, il tribunale per i minorenni dell’Aquila, vista la gravità delle accuse mosse alla mamma, ritenuta anche incapace di gestire la figlia, aveva deciso per l’affido esclusivo al padre. Secondo la tesi della procura, gli episodi di violenza si sarebbero consumati tra il 2014 e il 2015, anni in cui la bambina aveva tra i 5 e i 6 anni.
Alla luce delle accuse, il collegio del tribunale di Avezzano aveva così condannato la madre della bimba e il suo compagno del tempo a sei anni di reclusione per violenza sessuale su minore. Il pubblico ministero ne aveva richiesti 7 e mezzo. L’inchiesta si basava principalmente sulle dichiarazioni della bambina ottenute durante un incidente probatorio. Ma secondo i difensori, gli avvocati Paolo Frani e Rosa Di Pietro, non erano attendibili, poco chiare e fuorvianti anche alla luce delle difficolta linguistiche della bambina, il cui padre naturale è straniero.
Ai due erano state inflitte anche una serie di pene accessorie come la perdita della responsabilità genitoriale, interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente a tutela, curatela e amministrazione di sostegno, perdita del diritto agli alimenti e l’esclusione dalla successione delle persona offesa, interdizione perpetua dai pubblici uffici e da qualunque incarico in scuole, uffici o servizi in strutture pubbliche o private frequentate prevalentemente da minori. Ora sono stati assolti da ogni accusa.