Avezzano. La Corte d’Assise dell’Aquila ha assolto Pasquale e Nazzareno Di Silvio, 32 e 31 anni, dall’accusa di sequestro di persona a scopo estorsivo. Un terzo uomo, lo zio dei due, Antonio De Silvio, 44 anni, aveva già patteggiato precedentemente.
Secondo l’accusa il gruppo, nel 2011, aveva preso di mira un geometra avezzanese che si era offerto di fare da intermediario per far loro ottenere qualche migliaio di euro da una finanziaria. Per quel prestito mai arrivato era finito con mani e piedi legati a una sedia con del nastro isolante, sequestrato per ore e picchiato a sangue, costretto a consegnare duemila euro come “risarcimento danni”.
Dopo tre ore di camera di consiglio e dopo oltre undici anni di processi, è arrivata la sentenza. La corte d’assise, presieduta dal giudice Alessandra Ilari, sentita la giuria popolare ha emesso la sentenza di assoluzione dal reato di sequestro di persona. L’accusa aveva chiesto 12 anni di reclusione.
Il processo era iniziato davanti al tribunale di Avezzano. Poi era stato trasferito in corte d’assise con la rimodulazione del reato in sequestro di persona. Dopo tre anni dal trasferimento, Pasquale e Nazzareno Di Silvio sono stati assolti dalle accuse. Lo zio aveva precedentemente patteggiato a un anno e mezzo di reclusione con l’accusa di tentata estorsione.
Il sequestro era stato messo in atto perché il geometra pare non fosse riuscito a tenere fede agli impegni presi con la famiglia rom. Avrebbe dovuto aiutare De Silvio a ottenere il prestito da una finanziaria. Una somma di qualche migliaio di euro. Solo che qualcosa non era andato come nei piani e quei soldi non erano mai arrivati. Così il geometra era stato invitato nella casa della famiglia rom, nel quartiere Borgo Angizia ad Avezzano, e qui era stato sequestrato per ore. Aveva riportato le fratture del setto nasale e della mandibola. Era stato costretto a consegnare 2mila euro.
Secondo quanto emerso dal processo, però, e secondo la tesi del collegio difensivo composto da Antonio Pascale e Valentina Calvarese, i due nipoti erano arrivati successivamente al pestaggio. Avevano prima soccorso il geometra, che era conciato molto male, poi, su sollecitazione dello zio lo avevano rilegato. Non sussistendo neanche il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, perché non c’era la querela di parte, gli imputati sono stati assolti da ogni accusa.