Avezzano. Dopo sei anni di processi sono state assolte dall’accusa di omicidio colposo. Si tratta di due infermiere dell’Obi di Avezzano che, secondo quanto emerso dal processo, avevano agito in modo impeccabile e con professionalità. Tanto che anche il pm, Maurizio Maria Cerrato, aveva chiesto il proscioglimento.
Ora, il giudice Daria Lombardi, ha emesso la sentenza di assoluzione accordando la richiesta dell’avvocato difensore, il legale Antonio Milo.
Sotto accusa erano finite A. S. e M. P., infermiere professionali del reparto di osservazione breve. I fatti risalgono al 17 febbraio del 2015. Le due infermiere erano accusate di aver causato l’infortunio all’interno dell’ospedale di Avezzano per “imperizia e negligenza, causando di conseguenza la morte del paziente ricoverato per altre patologie”.
Il paziente, un anziano di 83 anni, era stato trovato in casa privo di sensi da alcuni familiari e poi trasportato in ospedale. Al pronto soccorso, però, le sue condizioni erano peggiorate improvvisamente e all’Obi era caduto dal letto. Sul caso era stata aperta un’inchiesta. Per fare luce sulle cause del decesso del pensionato di Lecce nei Marsi era stata disposta dalla magistratura l’autopsia.
Lo scopo era capire se la morte fosse avvenuta per una caduta in casa, oppure per altre cause non ancora chiarite. La Procura di Avezzano sul caso aveva avviato un’inchiesta ed erano finite sotto accusa le due infermiere. Alla fine erano state rinviate a giudizio per omicidio colposo.
Il reato si sarebbe concretizzato, secondo la tesi accusatoria, nell'”omessa vigilanza sul paziente anziano che era agitato e con problemi di deambulazione” al quale, secondo l’accusa “non era stato impedito ogni movimento per lui pericoloso” come ad esempio ricorrere alle cinte per bloccare il paziente o alzare le sponde del letto. L’anziano era così caduto dal letto riportando un trauma cranico e facciale le cui complicazioni ne avevano causato la morte, avvenuta tre giorni dopo la caduta. Alla fine però è emerso che sono stati rispettati tutti i protocolli, né dalle due infermiere si potevano esigere comportamenti diversi. Si tratta di una delle prime sentenze di questo tipo dopo la riforma sulla legge della responsabilità medica.