Pescara. «Sulla velocizzazione della linea ferroviaria adriatica, l’incontro con il ministro Lupi è stato deludente. Adesso occorre, con atti coerenti, significativi e rapidi, concretizzare il progetto inserendolo nel piano nazionale per le infrastrutture, il cui aggiornamento è fissato dal ministero entro il 15 settembre prossimo». Lo sostengono le sette associazioni dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio e della cooperazione, firmatarie di un documento congiunto consegnato al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, la scorsa settimana, nel corso nella riunione della consulta del Patto regionale per lo sviluppo. Al presidente della Regione, Gianni Chiodi, i rappresentanti di Cia, Coldiretti, Confapi, Confartigianato, Confcooperative e Confesercenti chiedono perciò di «sostenere la richiesta di investire risorse, secondo quanto emerso dall’incontro nel capoluogo pugliese sull’Alta velocità delle scorse settimane: in quell’occasione, il costo di una velocizzazione della tratta Bologna-Bari (fino a 200 km/h) era stato stimato, dall’amministratore delegato di Trenitalia, Mauro Moretti, nella “ragionevole” cifra di un miliardo di euro. Una scelta che permetterebbe di accorciare sensibilmente i tempi di percorrenza, tanto che occorrerebbero, da Pescara, poco più di due ore per arrivare a Bologna e meno di quattro per Milano». E risposte insufficienti, sempre nell’incontro con Lupi, sono arrivate anche sul tema dell’Alta velocità, elemento decisivo per la competitività dell’area adriatica: per essere realizzata, occorrono non solo ingenti risorse finanziarie, ma soprattutto l’inserimento nelle grandi reti europee (Ten-T) della stessa dorsale, con il prolungamento fino a Brindisi del Corridoio Baltico-Adriatico, ora limitato a Ravenna. Condizione necessaria per fare di questa parte dell’Italia davvero la porta d’ingresso per i Balcani e il Mar Nero. «Occorre dunque, su questo tema, una forte iniziativa politica del governo italiano e delle Regioni adriatiche verso l’Europa». «Ma intanto – concludono le sette associazioni – bisogna guardare alla scadenza di settembre per la redazione del Piano nazionale per le infrastrutture, strumento all’interno del quale deve trovare risposta il progetto di una prima velocizzazione».