“Speravo che non accadesse, non di nuovo; purtroppo anche quest’anno, da alcuni giorni, è comparsa, davanti al grande albero di Natale illuminato a festa, nella piazza principale di Scurcola Marsicana, visibilissimo a qualunque passante e frequentatore, l’enorme cartellone pubblicitario dedicato allo sponsor dell’illuminazione (del solo albero, a quanto pare). Ora, la cosa sarà anche perfettamente lecita e legale, non lo metto in dubbio alcuno. Ma, a una veloce ricerca su Internet, su analogo bando di ben altro comune si legge: “Lo spazio pubblicitario dello sponsor sarà assegnato e graduato in relazione alla proposta di sponsorizzazione presentata in base ad una valutazione di congruità, proporzionalità ed adeguatezza”. Cosa c’è di congruo, proporzionale ed adeguato tra l’offerta di pagare la corrente elettrica di poche luci di un albero e le proporzioni gigantesche della scritta pubblicitaria in questione? Desidero sottolineare che non ho nulla, né a favore né contro, né rispetto all’amministrazione comunale (Sindaco incluso), né all’esercizio commerciale in questione. E aggiungo che apprezzo, sinceramente, lo sforzo profuso dall’amministrazione comunale di Scurcola nell’allestimento dei sobri e tuttavia gradevoli addobbi natalizi pubblici”.
Inizia così la nota che segue alla pubblicazione di un post sui social da parte del Comune di Scurcola Marsicana in cui è stata “spiegata” la scritta.
Nel post c’è scritto:
L’amministrazione comunale ci tiene a ringraziare il ristorante Renzo per aver contribuito per il secondo anno consecutivo alle luminarie del capoluogo.
Parallelamente, si rivolge un ringraziamento concreto al comitato feste di Cappelle dei Marsi, alla Pro loco e al gruppo Alpini di Cappelle dei Marsi per l’impegno, non solo economico, profuso in questi giorni.
Sono questi tempi di crisi energetica, di conti che è difficile far quadrare, anche per le amministrazioni comunali. Ma di fatto, il rischio, è che così facendo non solo si faccia una concorrenza ineguagliabile alle altre attività di ristorazione del paese e del circondario ma anche che si snaturi la vera essenza del Natale.
“Ma ho tutto contro il cattivo gusto di una gigantesca Pubblicità Commerciale (perché di Pubblicità Commerciale si tratta, altro che di sinceri Auguri di Buon Natale) evidente, in modo inevitabile, al centro di Scurcola Marsicana, sotto quello che dovrebbe essere uno dei simboli più potenti di una (attenzione, ora la sparo grossa) festività religiosa!”, scrive Gloria, “Premetto che non mi professo neanche cattolico, dunque questa mia, spero compresa come civile, protesta non dovrebbe neppure essere tacciabile di bigotteria. È che proprio l’accostamento tra una pubblicità così smaccata, velatamente travestita da “augurio”, e un simbolo che, sia pur nato pagano, dovrebbe oggi significare il raccoglimento delle famiglie nei valori più intimi, la trovo davvero, pesantemente, di cattivo gusto. La cosa potrebbe risultare persino blasfema: meno male che è stata sponsorizzata la luminaria di un Albero di Natale: se fosse stata sponsorizzata l’illuminazione di un Presepe, avremmo forse trovato la stessa enorme scritta tra Gesù Bambino, il bue e l’asinello? Dal mio punto di vista, laico ma rispettoso dei simboli religiosi, albero o Presepe non fa alcuna differenza.
Già abbiamo fatto del Natale una pantagruelica festa commercial-mangereccia, oltre il limite del disgusto, che deve ormai cominciare a manifestarsi con le luminarie ben due mesi prima, per portare soldi alle casse dei vari esercizi commerciali; della religiosità della festa abbiamo già snaturato tutto: non andiamo oltre. Vorrei notare che in nessun altro paese o paesello o città ho mai visto nulla del genere. Al massimo, per un’aiuola curata da una ditta (ma non necessariamente a Natale), sulla stessa appare un piccolo e discreto cartellino con su scritto: “Aiuola a cura di”, che però non snatura la godibile fruizione estetica dell’aiuola stessa. A me sembra che le dimensioni gigantesche della scritta luminosa di Scurcola snaturano del tutto, invece, la godibilità e la fruizione dell’illuminazione natalizia: è la pubblicità che risalta, evidente, in primo piano, a scapito di tutto il resto. La scritta pubblicitaria non è più il “cartellino del fabbricante” apposto alla maglietta: nel nostro caso il rapporto si inverte, ed è l’albero, il simbolo natalizio (o commerciale?), che diviene il “cartellino di fabbrica” della Pubblicità, pubblicitario esso stesso.
Quella scritta va, andrebbe immediatamente tolta. Sempre dal mio personalissimo punto di vista (a-politico, a-religioso) sarebbe stato di gran lunga meglio annunciare ai cittadini che il Comune purtroppo non è economicamente in grado di tenere accese le luci, già installate, di un albero, per fortuna vivo e vegeto e già presente sulla pubblica piazza, piuttosto che dover spiegare a un bambino piccolo cosa c’entrano i natali di un piccolo Gesù, che rivoluzionò il mondo col proprio pensiero e col proprio sacrificio, coi proventi di un esercizio commerciale. Gesù, vorrei ricordare ai Signori dell’amministrazione comunale tutta, cacciò in malo modo i mercanti dal tempio. Qualcuno riflette ancora sul significato di quest’episodio, fondamentale, dei Vangeli? Noi li abbiamo, di fatto, bellamente invitati di nuovo a commerciare nel Tempio, e con tanto di cartelloni pubblicitari luminosi.
Pertanto, riferendomi a un post apparso su notissimo social (cui non sono iscritto) forse l’anno scorso, ma di recente ri-postato, dove la “Città di Scurcola Marsicana” scrive(va) testualmente: “l’amministrazione comunale, a nome della cittadinanza, ringrazia fortemente il Ristorante” desidero pubblicamente, almeno questo me lo si consenta, dissociarmi dal ringraziamento pubblico, dato che di quella cittadinanza faccio parte, non condividendo tuttavia i disvalori implicati dall’atto e dal ringraziamento fatto anche, me inconsapevole o nolente, a mio nome.
Il mio invito finale è: scherziamo con i fanti, e lasciamo stare i santi. Dedichiamo agli esercizi commerciali tutta la pubblicità dovuta: ma in modi e spazi adeguati. Non mettiamo i simboli religiosi sotto l’egida dei simboli commerciali, per favore. Al Natale è rimasto davvero ben poco, dello spirito che dovrebbe avere (immagino che abbiamo tutti letto “Canto di Natale” di Charles Dickens), non facciamone, per riprendere l’espressione di una bellissima poesia di Kavafis, uno “stucchevole estraneo”.
Signor Sindaco, La prego di togliere quella scritta. Spenga l’albero, se necessario. Restituisca i soldi all’esercizio commerciale. Non rinnovi quest’obbrobrio di estetica e opportunità semantica.
Il sottoscritto comunque, dai ringraziamenti profferti dalla cittadinanza tutta (non interpellata), per questa operazione di gusto non da tutti condivisibile, come già detto, si dissocia ampiamente.
Con l’augurio di poter vivere il Natale secondo lo spirito più giusto: ancora più sobriamente forse, ma con maggiore raccoglimento e minore inopportuna ostentazione di simboli che di religioso non hanno nulla”.