L’Aquila. A rischio 150 posti di lavoro alla Asl 1, Fials: “Si prefigura un dramma sociale per la provincia Aquilana”.
“Si prefigura un dramma sociale per la provincia Aquilana. Se l’Azienda darà seguito al provvedimento emesso dal Dipartimento della Salute Regione Abruzzo che impedisce alla ASL1 Avezzano-Sulmona-L’Aquila di procedere all’aggiudicazione della gara relativa all’accordo quadro per i servizi di supporto amministrativo, resteranno senza posto di lavoro circa 150 addetti impiegati nei servizi più strategici dell’azienda”. E’ l’allarme lanciato da Salvatore Placidi, Coordinatore Sanità; Marcello Ferretti, coordinatore Sanità e Simone Tempesta, segretario Provinciale della Fials (Federazione italiana autonomie locali e sanità) dell’Aquila.
“Il provvedimento regionale dispone infatti l’immediata sospensione della procedura di gara e invita la ASL a trasmettere entro e non oltre il 26 p.v. tutti chiarimenti necessari comprese le motivazioni che hanno indotto l’Azienda a dotarsi di tali unità esterne essendo l’organico in linea con le altre Aziende Sanitarie della Regione.
Tale circostanza comporterà, dall’oggi al domani, la perdita di lavoro per persone che da anni ormai sono impiegate nella ASL 1 Abruzzo con ripercussioni drastiche sull’economia di ben 150 famiglie, nonché sull’erogazione dei servizi all’utenza in quanto è indubbio che tali maestranze hanno ormai acquisito professionalità e alta qualificazione.
La politica che ha generato e cavalcato il precariato degli interinali/somministrati a suo uso e consumo adesso deve fare i conti con la realtà. Ha il dovere morale di porre rimedio ad un perverso meccanismo che sta per generare, contemporaneamente, disoccupazione e disservizi. Non può farsi scudo del disastroso disavanzo e dei conti in rosso poiché tale situazione, in seno alla ASL1, è ben nota da diversi anni. La FIALS ha di fatto provveduto a richiedere alla Regione un incontro urgente a tutela dei lavoratori addetti ai servizi di supporto amministrativo e tecnico. Ferretti, Placidi e Tempesta concludono: “È arrivato il momento di dire basta alla precarietà diffusa, sì al lavoro dignitoso e sicuro. Serve un nuovo modello sociale che crei stabilità e sviluppo”.