Avezzano. Il liceo classico Torlonia-Croce è arrivato tra i primi posti alla sesta edizione del concorso regionale di scrittura “Fabrizia Di Lorenzo”, dedicato alla giovane nativa di Sulmona morta a Berlino il 19 dicembre 2016 per mano dei terroristi. Da allora è nata l’idea di un concorso aperto ai giovani del trienno delle scuole superiori di tutto l’Abruzzo che possa mantenere viva la memoria della ragazza e che possa aumentare il senso civico negli studenti, i protagonisti del futuro. Dei 37 ragazzi selezionati in tutta la regione, lo studente Matteo Bizzarri, del liceo Torlonia-Croce, ha ottenuto il 4^ posto, rientrando nel podio dei vincitori e conquistando la simpatia e il giubilo dei compagni.
Il 4 novembre, per ben sei ore, Matteo e gli altri candidati si erano cimentati nella scrittura di un complesso testo argomentativo, partendo da un discorso di Aldo Moro, pronunciato nel 1968 a Bologna in occasione del convegno nazionale del Movimento giovanile della Democrazia Cristina, riguardante i giovani e il loro approccio alla politica; da questa traccia sono nati spunti di riflessione, rimandi alla cultura romana di Cicerone o greca di Platone, critiche e considerazione del senso di politica al giorno d’oggi, insomma molti argomenti.
Sabato 14 quindi Matteo si è recato a Sulmona con la sua famiglia e la sua classe, il IV D, per ritirare il premio, rendendo orgogliosi tutti gli studenti e l’intera scuola, che ha aumentato il numero di ragazzi dell’istituto che primeggiano in concorsi regionali e nazionali.
Durante la giornata ci sono state altre premiazioni, intervalli musicali, e discorsi che ruotavano intorno ad un unico messaggio: c’è bisogno dei giovani, di giovani che osservino e conoscano il mondo, che possano indignarsi per le ingiustizie e combattere per poterle sconfiggere. Toccante il discorso di Don Luigi Ciotti, che ha più volte affermato quanto sia importante la riflessione politica dei giovani e soprattutto l’allontanarsi dagli adulti che scoraggiano e mettono alla berlina i giovani per il loro essere ritenuti svogliati e lascivi. Valerio Montaldi