Fucino. Ho sempre sostenuto, maggiormente in questo periodo di crisi, che la nostra zona debba puntare sulle eccellenze nelle quali nessuno può superarci: turismo e agricoltura.
Da qualche anno il turismo sta vivendo un buon periodo; c’è un’importante riscoperta dei nostri meravigliosi siti archeologici, anche se, solo poche lungimiranti amministrazioni comunali hanno messo in cantiere un serio piano di sfruttamento turistico, che a breve inizierà a dare i suoi frutti. Anche nell’agricoltura sono stati fatti discreti passi in avanti; il riconoscimento dell’Igp della patata del Fucino è un importantissimo tassello nella valorizzazione gastronomica di un territorio unico al mondo, fertilizzato dall’ecosistema di un lago che solo da pochi anni non c’è più e che ci ha lasciato in eredità una terra, ferace come nessun’altra al mondo.
Eppure qualcosa può essere ancora fatto.
Tutti sappiamo benissimo che il vino si produce dall’uva e il rum dalla distillazione della melassa della canna da zucchero, ma in pochi sanno che la vodka si produce con la fermentazione e la distillazione delle patate. Adesso fermiamoci un momento, ed immaginiamo cosa potrebbe uscire dalle patate del Fucino, apprezzate e rinomate in ogni parte d’Italia per il loro gusto unico. L’investimento è alla portata di tutti: contenitori per fermentazione e distillazione, acqua pura e patate ne abbiamo in abbondanza e l’intero processo dura poco più di una settimana. Se poi calcoliamo che si possono utilizzare le patate “meno presentabili” che il mercato non vuole, riusciremmo a far fruttare qualcosa che altrimenti, come spesso succede, andrebbe distrutto.
Prospettive per il futuro? Secondo l’Iwsr (International Wine and Spirit Research n.d.r.) il fatturato mondiale della vodka tra il 2007 e il 2011 ha registrato un aumento di +32,64% e le previsioni fino al 2016 mostrano un ulteriore incremento del 9%. In una puntata di “House of Cards”, il telefilm campione d’incassi con Kevin Spacey, ha fatto scalpore una bottiglia di vodka (la “Family
relique” n.d.r.) che costava 700.000,00 dollari. Se vogliamo dirla tutta, non è nemmeno la più cara visto che la “Billionaire Vodka”, che viene filtrata nei diamanti, costa 3,7 milioni di dollari ogni 5 litri. Di certo sarà difficile arrivare da subito a questo livello di esclusività, ma se i nostri vini hanno sempre faticato in confronto a quelli prodotti sulla costa abruzzese, con “la vodka del Fucino” la storia potrebbe invertirsi a nostro vantaggio. Se poi pensiamo che già adesso aziende agricole del Fucino esportano ettolitri di tonnellate di succo di carote in Cina, capiamo che non si tratta proprio di un utopia pensare di produrre una vodka da esportare persino in Russia.
Non sempre le start-up nascono in un garage e sono destinate a cambiare il mondo della tecnologia, a volte possono nascere in un magazzino tra le polverose terre di un ex-lago.
«Per avere più soldati abbiamo bisogno di più soldi. Dove possiamo prendere questi soldi? Ritengo necessario aumentare la produzione di vodka.»
(Lettera di Stalin a Molotov del 1º settembre 1930)
Francesco Proia